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Gay, sesso, droga e violenza? “Ora basta, siamo disgustati”

“Sono disgustato. A leggere certi articoli sembra che insieme al biglietto d’ingresso nei nostri circoli consegniamo anche una dose di cocaina”. Esordisce così Marco Canale, presidente nazionale di Anddos – Associazione Nazionale contro le Discriminazioni Da Orientamento Sessuale, realtà a cui aderiscono alcuni dei circoli finiti sulle pagine dei giornali nelle ultime settimane il clamore suscitato dall’omicidio di Luca Varani per mano di Manuel Foffo e Marco Prato, pr e organizzatore di eventi per un pubblico gay.

Marco Canale

Non possiamo negare che il consumo di droghe sia un problema reale.
Il problema non è quello che alcune persone fanno dentro i circoli ricreativi e nei locali. Che esista questo fenomeno lo sappiamo benissimo, ma non riguarda esclusivamente i gay. Il consumo e l’abuso di droga è diffuso dappertutto. La cocaina gira in tutti i contesti sociali. Penso che se vanno nei bagni di Montecitorio ne trovano anche lì. Quindi è una cosa che bisogna combattere e noi lo facciamo.

Come?
Facciamo controlli, parliamo con le persone che troviamo in stato alterato, mettiamo loro a disposizione degli psicologi e facciamo prevenzione. Ma lo facciamo in silenzio, senza clamori mediatici perché sono cose delicate, che riguardano la vita delle persone e parliamo anche di persone che a volte vivono un disagio. Invece viene presentato tutto come se fosse solo mero divertmento.

Ma non c’è una componente di persone che scelgono queste modalità anche solo per noia o per ricerca di un divertimento che superi i limiti?
Certo. Abbiamo 172 mila iscritti. Vuoi che in mezzo a questi non ci sia anche questa componente? Non posso escluderlo. Ma mi fa rabbia che si generalizzi in questo modo il comportamento di pochi, come se fosse la regola all’interno dei circoli e dei locali.

Ieri il Giornale ha pubblicato un video in cui mostra alcuni locali gay romani e quello che passa è un panorama preoccupante.
Certo. Se vai in un locale e cerchi quello che spaccia per filmarlo, magari lo trovi. Se vai in un campo di carciofi e fotografi solo quelli ricoperti di lumache, nessuno saprà che il resto del campo era pulito, perché tu non l’hai fotografato.

Diceva che fate controlli. Di che genere?
Ogni volta che abbiamo il sentore o qualcuno ci riferisce di comportamenti o situazioni dubbie, noi interveniamo subito. Nel tempo, abbiamo espulso più di trecento persone dal nostro circuito per queste ragioni. Cerchiamo sempre di recuperare le persone, ma quando ci rendiamo conto che è impossibile, le allontaniamo.

Sesso, droga e violenza: è questo il quadro che viene dipinto.
Nessuno dice che Anddos distribuisce più di un milione di preservativi gratis: non so quanti altri lo facciano. Noi non reprimiamo la sessualità: questo è fuori discussione. Piuttosto facciamo prevenzione e permettiamo alle persone di scoprire la propria sessualità. Una persona equilibrata deve essere libera di vivere il sesso come meglio crede, nel rispetto della legge e degli altri. Siamo attivissimi sul piano dell’informazione e della prevenzione ed è capitato che facessimo dei blitz dove è stato necessario. Vederci spiaccicati sulla stampa come quelli che non fanno niente è inaccettabile.

Di tutto questo si parla a seguito del terribile omicidio di Luca Varani, quasi come se ci fosse un legame tra la sua morte e quello che succede dentro i circoli.
Negli ultimi vent’anni sono stati uccisi 118 omosessuali. Nessuno di loro è morto in un locale o in un circolo. È sempre successo nei parchi, nelle case privare, in auto. Questo perch i circoli sono luoghi sicuri, dove le persone vengono per vivere la propria sessualità o, all’inizio, per scoprirla, per capire se stessi. La sessualità è un aspetto fondamentale della vita di ognuno e va vissuta con serenità. La stampa, invece sta facendo un uso fazioso e disgustoso del lavoro serio che facciamo da anni, che i nostri volontari fanno senza percepire un centesimo. La bandiera che si vede nel video del Giornale, ad esempio, è di un banchetto informativo allestito dentro un locale commerciale con cui avevamo un accordo in tal senso. Su quel banchetto c’era materiale e brocure sul sesso sicuro, sulle malattie sessualmente trasmissibili, preservativi. Invece sembra che quello fosse un nostro circolo.

Perché questo accanimento, secondo lei.
Ho la sensazione che stiano approfittando di quello che è successo per screditare tutto il movimento lgbt. A qualcuno non è andato giù che sia passata la legge sulle unioni civili al Senato e ora cerca di ostacolarla alla Camera alzando questo polverone. È vero che un giornalista gay ha fatto il primo passo scrivendo un articolo pessimo, ma gli altri lo stanno trattando come si fa con un pentito di mafia.

A chi si riferisce?
A Marco Pasqua e al Messaggero, verso cui stiamo sporgendo querela e a cui abbiamo scritto una lettere all’indomani dell’uscita dell’articolo sulle dark room e i circoli*. E stiamo valutando anche se agire contro il Giornale. Sono amareggiato da come alcuni media, siti anche lgbt, giornalisti abbiano scritto quasi per cavalcare il momento e farsi notare. Ed è terribile che questo avvenga anche da parte di persone che dovrebbero conoscere e tutelare le persone che vivono all’interno della comunità. Invito chiunque volesse a venire a visitare i nostri circoli per vedere con i propri occhi che non si tratta dei gironi dell’inferno che descrivono, ma solo di posti dove le persone possono vivere la sessualità tranquillamente. A differenza delle chat, nei nostri circoli chi viene ha un contatto diretto, reale, con gli altri. Nessuno si nasconde dietro foto false, profili inventati e identità inesistenti, con tutti i rischi che ne conseguono. E nessuno può fingersi maggiorenne quando non lo è.

*Nella lettera inviata al Messaggero, Canale scrive al direttore dopo quello che definisce “il vergognoso articolo di Marco Pasqua intitolato “Omicidio Roma, viaggio nelle dark room frequentate dai killer””. “Il collegamento tra gli autori del reato ed il mondo omosessuale è fatto in maniera volgare, pretestuosa, inappropriata e falsa” scrive ancora Canale nella lettera al quotidiano romano denunciando che “nell’articolo si confonde la pratica sessuale, legittimamente ed orgogliosamente praticata all’interno dei nostri Circoli, con la “pratica omicida”, attribuendo implicitamente al circuito LGBT addirittura il compito di allevare “killer” senza scrupoli, quasi fossimo i campi di addestramento dell’ISIS in Afghanistan!”.

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