Discriminatoria e lesiva del diritto alla libertà di espressione. Così la Corte Europea per i Diritti dell’Uomo boccia la legge russa che impedisce la “propaganda omosessuale”. Si tratta della contestatissima norma, approvata nel 2013, che di fatto impedisce alle persone e alle associazioni LGBT di parlare in pubblico di omosessualità e, a maggior ragione, di organizzare manifestazioni per i diritti civili.
Molte furono le reazioni internazionali dopo l’approvazione della legge, al punto che, l’anno successivo, alcuni capi di stato si rifiutarono di partecipare ai Giochi Olimpici di Sochi per manifestare la loro opposizione.
La legge, di fatto, ha alimentato il clima di odio e intolleranza già diffuso in Russia contro le persone LGBT, spesso oggetto di violenze fisiche e aggressioni.
Ora la CEDU si è espressa contro la norma dopo che tre attivisti furono condannati per avere protestato proprio contro questa legge. I tre avevano fatto ricorso alla Corte di Strasburgo che ora ha dato loro ragione.
La condanna diventerà effettiva tra tre mesi se non ci saranno opposizioni, ma il ministero della Giustizia di Mosca ha già annunciato che ricorrerà in appello.
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