Una sola mamma: quella che partorisce. Così si è appena pronunciata la Corte di Cassazione sul caso di due mamme venete che si erano viste rifiutare il riconoscimento della mamma intenzionale sull’atto di nascita del bambino.
Le due donne avevano fatto ricorso alla procreazione assistita all’estero, dove la pratica è consentita anche alle coppie lesbiche. Ma al momento di registrare il bambino in Italia, dov’è nato, è arrivato il diniego. La coppia, seguita dall’avvocato Alexander Schuster, ha fatto ricorso fino ad arrivare in Cassazione. Oggi la sentenza della Prima sezione .
I bimbi nati in Italia ma concepiti all’estero con la procreazione medicalmente assistita possono essere riconosciuti da una sola mamma: la donna che partorisce. La partner invece non può essere riconosciuta come mamma. I giudici, sulla base di un’altra sentenza della Cassazione secondo cui non è incostituzionale vietare la procreazione medicalmente assistita a due donne, escludono che “la PMA possa rappresentare una modalità di realizzazione del “desiderio di genitorialità” alternativa ed equivalente al concepimento naturale, lasciata alla libera autodeterminazione degli interessati”.
L’avv. Schuster ha già annunciato il ricorso alla Corte Europea per i diritti dell’Uomo di Strasburgo.
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