Una scelta, quella di De Mari, idolo dei movimenti “no-gender”, che pone più di un dubbio. Specialmente se si pensa che quella di Harry Potter è una delle saghe più amate dalla comunità lgbt+, per di più scomodando il titolo di una canzone dei Queen, cantata dal Freddie Mercury, indiscussa icona gay. Ma non sarebbe una notizia se ad organizzare l’iniziativa non fosse Teatri di Vita. La comunità lgbt bolognese conosce bene l’impegno e la vicinanza che questa realtà riserva a certi temi. Insomma, un’aggravante per un teatro che dovrebbe avere tutti gli anticorpi per riconoscere l’omofobia e chi la rappresenta.
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