Cinque punti con altrettanti impegni che Arcigay chiede ai candidati alle prossime elezioni politiche di assumersi per promuovere i diritti delle persone lgbt ancora non riconosciuti.
Matrimonio per tutte le coppie, riforma delle adozioni, accesso alla fecondazione eterologa per tutte le donne e riconoscimento della genitorialità alla nascita, legge contro l’omofobia e la transfobia e depatologizzazione dell’identità trans. Sono questi gli impegni che l’associazione chiede ai singoli candidati di assumersi, a prescindere dai programmi e delle forze in cui sono candidati, con la campagna Votoarcobaleno.
Una sorta di “caccia al candidato friendly”, ovvero a coloro disposti ad impegnarsi a fianco della comunità lgbt. Per Gabriele Piazzoni, segretario nazionale dell’associazione, “in questo snodo si gioca la possibilità di tenere aperta la stagione dei diritti, che durante l’ultima legislatura ha dotato questo Paese di una legge che riconosce le unioni tra persone dello stesso sesso”.
Una piattaforma che arriva a candidature decise e programmi scritti “in molti casi insufficienti a recuperare il grave ritardo dell’Italia su questi temi e a mettere mano perciò concretamente alle diseguaglianze che frastagliano il nostro tessuto sociale” sottolinea Piazzoni.
Quella elaborata dopo un confronto tra i 56 comitati territoriali dell’associazione è, per Piazzoni, “una piattaforma concreta, possibile e praticabile, su cui misurare la volontà reale della politica di farsi carico delle istanze delle persone gay, lesbiche, bisessuali, transessuali e intersessuali. Cinque obiettivi concreti per costruire un orizzonte fatto di autodeterminazione, orgoglio, uguaglianza”.
Il sito creato ad hoc per la campagna sarà il modo per monitorare le adesioni e renderle pubbliche. “Nella pagina web di ciascun candidato o candidata confluiranno l’adesione alla piattaforma – spiega Arcigay in una nota -, l’eventuale giudizio dell’associazione e alcune informazioni utili a raccontarne il profilo”.
Gli utenti che accederanno alla piattaforma avranno a disposizione un pulsante “mi piace” e uno “non mi piace”. In questo modo si determinerà il “fattore arcobaleno” dei candidati e delle candidate e contribuire a stilare una graduatoria dei nomi più “friendly”.
“L’auspicio è che alla viglia delle urne gli elettori possano disporre di uno strumento utile ad esprimere un voto consapevole” spiega ancora l’associazione.
E nel giorno in cui la piattaforma arriva online sono già disponibili le prime risposte di candidati e candidate o intere liste. Semaforo rosso per Casapound e Popolo della famiglia, per esempio, e verde per Monica Cirinnà, candidata al Senato nel Lazio, che ha sottoscritto in toto i 5 punti di Arcigay. Positivo anche il responso per Yuri Guaiana, l’attivista lgbti fermato a Mosca alcuni mesi fa e che corre nella lista +Europa di Emma Bonino. La stessa Bonino ha già aderito alla piattaforma e gode dell’apprezzamento dell’associazione. Via libera anche per Tommaso Cerno e Silvia Fregolent (entrambi Pd), mentre ottiene un cartellino rosso Massimo Bitonci, il famigerato sindaco antigender che corre con Salvini per la Camera in Veneto. Identico responso per Eugenia Roccella, candidata nella coalizione di centrodestra nel bolognese e che promette l’annullamento delle unioni civili.
Sempre a Bologna il semaforo è rosso per Valentina Castaldini. Nota per la sua vicinanza alle “sentinelle in piedi”, è candidata alla Camera nel partito di Beatrice Lorenzin, nella coalizione di centrosinistra. Bocciato anche Pierferdinando Casini, anche lui candidato a Bologna con la coalizione di centrosinistra.
Le adesioni più numerose giungono dall’area di sinistra e specificatamente da Liberi e Uguali e Potere al Popolo. Semaforo verde per Rossella Muroni, ex leader di Legambiente, candidata con LeU in Umbria, Toscana e Puglia, solo per fare un nome.
Arcigay fa sapere che da oggi al 4 marzo il sito sarà aggiornato continuamente con le nuove adesioni e le informazioni sui candidati.
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