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Verona, niente piazza a “Italia in Comune”: voleva contestare il Congresso

Il Comune di Verona, in seguito a decisione della Prefettura, ha negato a “Italia in Comune” il permesso di manifestare in difesa della libertà delle donne il prossimo 29 marzo in piazza Bra. Il movimento voleva contestare il Congresso delle famiglie nel giorno in cui iniziano i lavori.

La denuncia arriva da Federico Pizzarotti e Alessio Pascucci, presidente e coordinatore nazionale di Italia in Comune. “I militanti del partito saranno comunque presenti a Verona per esprimere contrarietà a quella che è già stata definita l’internazionale della famiglia tradizionale – spiegano  i due sindaci -, con un dibattito incentrato sul corpo delle donne, sulla negazione del valore degli esseri umani in quanto tali”.

Deficit di democrazia

La scelta di negare la piazza a Italia in Comune, che “fa seguito alla decisione della Questura di negare la piazza anche a +Europa, è una scelta incomprensibile che conferma l’oggettivo deficit di democrazia del nostro Paese“, attaccano Pizzarotti e Pascucci. Ma, anticipano, il presidio di Verona “sarà l’occasione per far conoscere le proposte di Italia in Comune sul tema dei diritti civili”.

Ddl Pillon abominio giuridico

Precise anche le richieste formulate. Dal “ritiro immediato del ddl Pillon che è un abominio giuridico sulla pelle delle donne e dei bambini”, alla garanzia del diritto di abortire come libera scelta di tutte le donne, all’estensione del reato di tortura alle violenze perpetrate sulle donne e sui bambini, al riconoscimento giuridico di coppie dello stesso sesso e delle famiglie da loro formate, con pieno diritto di adozione, fino all’introduzione del reato di omofobia.

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