Franco Battiato direbbe che “viviamo strani giorni”.
All’indomani del passaggio in Senato del ddl Cirinnà infatti tante voci si sono levate, e molte in direzioni contrarie e opposte fra loro (mentre, per fortuna, il movimento lgbt è riuscito a rimanere compatto, e già questo di per sé è un bel segnale che chiamerei storico).
Io per primo da quel 25 febbraio ho sentimenti fra loro contrastanti.
Il primo, riguarda, ovviamente la mancata estensione alle coppie omosessuali dei diritti di genitorialità. Già la sola stepchild adoption e non l’estensione anche delle adozioni era il minimo insindacabile, e stralciato quello si è fatto qualcosa di abominevole. Perché quando parliamo di stepchild adoption parliamo di diritti dei MINORI, bambini e bambine che già esistono e non vengono tutelati dalla legge italiana. I più deboli, i bambini, sono quelli che sono stati “stralciati” e rimangono ad oggi ancora senza tutele.
Io voglio piena uguaglianza e pari dignità.
Prevengo eventuali obiezioni: so bene che questo è un passaggio avvenuto anche in altri paesi, ma questo passaggio altrove è avvenuto decenni e decenni fa. A chi esulta dicendo che questa sia una legge “epocale” io rispondo semplicemente con i fatti: una legge che stabilisce dei principi ormai superati nel resto d’Europa non può essere comunque motivo di gioia, a prescindere.
Una legge epocale e avanzata era quella che stabiliva il matrimonio egualitario nel 2001 in Olanda o quella di un paese cattolico come la Spagna che nel 2005 estendeva matrimonio, adozioni e pieni e uguali diritti a tutte e a tutti.
Nel 2016 è anacronistica già una legge con il matrimonio egualitario che estenda pari diritti, figuriamoci una legge che invece sancisce ancora una discriminazione… Dunque ben venga che ci siano finalmente tanti diritti, ma una censura su questa discriminazione va fatta e dunque io non esulto affatto e continuerò a battermi per quello che mi spetta, ovvero pari diritti e dignità.
Esultare per questa legge vuol dire accontentarsi e pensare che davvero le persone omosessuali meritano di essere cittadini di serie B.
Brindate ai diritti acquisiti se volete ma non vi dimenticate come stanno davvero le cose, e dunque il 5 marzo scendiamo tutte e tutti in piazza uniti e compatti, senza tifoserie… non contro questa legge e contro chi l’ha voluta così monca, ma contro l’apartheid e soprattutto a favore della PIENA UGUAGLIANZA e della PIENA DIGNITA’, nostra e delle nostre famiglie.
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