“Nella classe di vostro figlio, dove insegno scienze naturali, tra breve verrà proposto un corso di educazione sessuale. Ebbene questo sarà invece un corso d’addestramento sessuale che, frettolosamente ed in modo parziale, viene proposto a scuola. Un fatto che costituisce un’ingerenza inammissibile, una violenza inaccettabile“. Comincia così la lettera che la professoressa Katia Ricciardi, che insegna in un liceo di Trento, ha scritto ai genitori dei suoi alunni per avvisarli di quello che secondo lei non dovrebbe avvenire. La lettera è stata pubblicata da Il Trentino ed è rimbalzata sui siti nazionali dopo che a riprenderla è stato il sito Skuola.net.
“Il corso dovrebbe essere neutrale – continua la lettera dell’insegnante -. Ma, nel momento in cui si impone che, in vista dello stesso, la classe riceva una lezione sugli aspetti anatomici e fisiologici della riproduzione (nonostante ciò non c’entri nulla con la programmazione annuale dell’insegnamento di scienze naturali) è evidente quale approccio alla sessualità stiamo avallando e quale invece mostriamo di disprezzare. E questo avviene anche nel momento i cui si calpestano il pudore e la purezza, invitando i ragazzi a confrontarsi liberamente sulle proprie esperienze e aspettative sessuali”.
Paure, celate dietro parole come “purezza” e “pudore” che manifestano un approccio più vicino a quello di un’insegnante di religione, che non di scienze.
Skuola.net ha approfondito cosa prevedesse il progetto. “Obiettivo del consiglio scolastico – scrive il sito specializzato nei temi della scuola – è quello di promuovere il benessere, prima con se stessi e con gli altri e poi in coppia. Verranno fornite agli studenti le informazioni sui comportamenti e sulle loro conseguenze, incentivando così i ragazzi a tenere atteggiamenti maturi e responsabili“. Come detto, tra l’altro, il progetto sarà sviluppato da professionisti quali psicologi e operatori sanitari, ed è interdisciplinare, il che significa che coinvolge tutti i docenti delle classi coinvolte. Niente, però, è servito a placare il moto della docente di scienze secondo cui “l’educazione sessuale dei figli spetta soltanto alla famiglia. L’educazione si realizza, gradualmente e pienamente, solo nella famiglia i cui il ragazzo è accolto, allevato ed amato“.
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