È giunto alla conclusione il Lovers Film Festival, che ieri ha assegnato i premi alle opere in gara. Ecco quali sono stati i film premiati e con quali motivazioni.
Per la sezione All The Lovers, concorso internazionale lungometraggi, la giuria presieduta da Brian Robinson, programmer del BFI Flare, LGBTQIA+ Film Festival di Londra, e composta da studenti del DAMS di Torino ha premiato il film Le Paradis di Zeno Graton.
Con la seguente motivazione: «Un dramma autentico ed emozionante che con grande intensità poetica ci trasporta nelle vite di due ragazzi, in bilico tra libertà e desiderio. All’interno di uno spazio opprimente, i protagonisti son supportati da un forte gruppo di giovani attori. Una potente storia raccontata con grande passione».
Riguardo i documentari invece, nella categoria Real Lovers, la giuria presieduta da Bohdan Zhuk – che lavora al Kyiv International Film Festival Molodist, il più importante festival cinematografico ucraino, per cui cura anche la selezione di Sunny Bunny, il programma a tema LGBTQI+ della manifestazione, e composta da studenti del DAMS di Torino – è stato premiato Labor di Tove Pils.
«Per la materialità pittorica delle immagini» si legge nella motivazione, «sapientemente usata per costruire o ricostruire le complesse e mutevoli identità dei personaggi nel corso degli anni. Per permettere a chiunque di vivere in prima persona le storie e le emozioni raccontate senza definire un’identità visiva in maniera statica, rappresentando e rendendo giustizia alla comunità Queer».
Per la sezione Future Lovers, che premia i cortometraggi, la giuria presieduta da Tiina Teras, responsabile della programmazione di Festheart, il primo festival a tematica LGBTQI+ estone, e composta da studenti del DAMS di Torino ha scelto Nono piano a destra, di Andrea Romano.
Con la seguente motivazione: «Per il modo in cui si raccontano il pregiudizio e l’accoglienza grazie a un dialogo inaspettato e originale con il pubblico».
Una menzione speciale è andata a Nuit blonde di Gabrielle Demers.
Per il premio Torino Pride – assegnato al film giudicato più efficace nell’esprimere il passaggio di senso tra generazioni diverse, pronte ad accogliere le nuove istanze identitarie – il Coordinamento Torino Pride, insieme all’Associazione Amiche e Amici della cultura e del festival del cinema LGBT, ha premiato ancora Le Paradis, di Zeno Graton.
La motivazione: «Il film descrive in un contesto di isolamento e solitudine le difficoltà di due giovani di essere sé stessi ma anche la forza di provarci fino a costruirsi, in sostituzione di una famiglia assente, nuovi legami scelti».
Per il premio Giò Stajano, in memoria di una delle figure più importanti e significative della cultura LGBTQI+ italiana, da un’idea dello scrittore Willy Vaira e di Claudio Carossa, il premio è andato a Soft di Joseph Amenta.
Questa la motivazione: «Per aver raccontato con rara maestria le complesse realtà Queer degli adolescenti Julien, Tony e Otis che si fondono e si abbracciano, aiutandosi a vicenda nel crescere per costruire un mondo soft, migliore e più accogliente, a cui ogni adolescente in ogni angolo del mondo aspira e merita. È nostra la responsabilità, l’impegno ed il sostegno per far sì che tutto questo avvenga nella maniera più “morbida” e gioiosa possibile».
Un’altra menzione speciale è andata ad Astro di Nicky Lisa Lapierre.
Per la categoria Young Lovers – Matthew Shepard, la giuria presieduta da Walter Revello assegna un proprio premio: “Uno spazio vuoto” dell’artista israeliano Yizhack Levi Cohen. La giuria ha quindi scelto Arrête avec tes mensonges di Olivier Peyon.
La motivazione: «Per aver raccontato con poetica sincerità la potenza dell’amore adolescenziale e della sua incontrollabile urgenza e, al contempo, aver indagato la complessità emotiva che questo amore lascia nell’esistenza di chi l’ha vissuto, direttamente o indirettamente; un caleidoscopico viaggio nelle intimità dei protagonisti, permeato di dolcezza e struggimento, che ha coinvolto e commosso, creando una preziosa empatia con lo spettatore».
E quindi, per il premio Riflessi nel buio, destinato al film realizzato in un Paese dove la condizione omosessuale è un pericolo e un rischio a volte per la vita, il film vincitore è il film iraniano It’s a gray, gray world di Seyed Mohsen Pourmohseni Shakib.
Film di cui si dice molto soddisfatta la direttrice artistica Vladimir Luxuria: «Un cartone animato che comunica un messaggio di speranza perché un mondo grigio possa diventare colorato». E manda un messaggio al mondo della politica: «Confido che l’attuale indirizzo restrittivo del Governo nei confronti delle persone perseguitate nel proprio Paese di origine a causa dell’orientamento sessuale o dell’identità di genere, possa essere modificato non negando la protezione speciale a coloro che altrimenti rischiano il carcere, la tortura o la morte».
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