Il movimento e la comunità T hanno bisogno di raccontarsi. Attraverso le proprie immagini e le proprie parole. «Dai moti di Stonewall a oggi ci hanno sempre mess* da parte, hanno sempre scelto di parlare per noi, quando siamo stat* noi a costruire la loro strada» possiamo leggere sulla pagina Facebook della campagna Guardami, nata proprio per questa esigenza di narrazione. Uno spazio in cui la comunità T ha la possibilità di scegliere termini e rappresentazioni, in nome della piena autodeterminazione.
Leila Pereira Daianis, tra le prime aderenti a Guardami
«Se volete partecipare potete mandare una vostra foto e un vostro pensiero (una storia, una richiesta, un bisogno…) che pubblicheremo con la fotografia» possiamo leggere ancora. Un’iniziativa che ha un grande significato politico: «La speranza è che ne nasca un documento collettivo e , perché no, un manifesto di movimento». Per partecipare, dunque, si possono mandare le proprie foto su sfondo bianco – in primo piano o a mezzobusto – con il cartello #guardami.
«Guardami» rivendica la pagina che lancia il progetto «è l’idea base di una campagna che vuole spingere l’osservatore a farsi davvero padrone e artefice del proprio sguardo. È una campagna di visibilità e rispetto verso la comunità Trans*, non binaria, non conforming e intersex». La campagna è presente sui social, sia attraverso Facebook sia su Instagram. Si può, ancora, comunicare attraverso la mail campagna.guardami@gmail.com.
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