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Gender gap: per la Lega “le donne preferiscono stare a casa”

Massimiliano Romeo, Lega Nord

“La disparità di genere nei Cda non dipende dalla discriminazione, ma dal fatto che spesso gli uomini rispondono sì, mentre molte donne preferiscono restare a casa e occuparsi dei figli“. Queste le parole di Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega Nord durante il dibattito al Consiglio regionale lombardo riguardo l’approvazione di alcune norme per la parità di genere nei consigli di amministrazione. Affermazioni che hanno suscitato non poche polemiche, sia tra le file della maggioranza sia nell’opposizione. Daniela Martinazzoli, anch’essa del gruppo leghista al Pirellone, criticando il collega dichiara: «Tirare su figli non è come allevare caprette». Protestano anche le consigliere del M5S: «Mentalità maschilista da medioevo», il commento di Silvana Carcano.

Chiara Cremonesi, Sel

A quelle parole, per altro, ne sono seguite altre da parte del rappresentante leghista sulla diversità delle retribuzioni: «Gli stipendi degli uomini» ha rincarato Romeo «sono più alti perché fanno più straordinari, le donne invece preferiscono stare a casa con i figli. Diciamo le cose come stanno. Per esempio mia moglie è una che preferisce stare a casa». Posizione contro la quale si schiera Chiara Cremonesi, di Sel: «Il gender gap non è una parolaccia», ma rappresenta un problema reale. E ancora: «Vorremmo ricordare alla Lega e al suo capogruppo che lavorare meno e avere retribuzioni inferiori è tutt’altro che una libera scelta delle donne» le quali «ogni giorno devono combattere con l’insufficienza di politiche per la conciliazione mentre per il loro lavoro vengono pagate 0,47 centesimi per ogni euro guadagnato da un uomo». Una situazione in molti casi aggravata anche dal lavoro a casa. «Da parte di un rappresentante dell’istituzione» conclude la consigliera «ci si aspetterebbe almeno un po’ di rispetto e magari anche qualche idea valida per affrontare il problema».

Le dichiarazioni di Romeo hanno creato bagarre in aula e la seduta, prima di approvare un provvedimento che garantisce la presenza di un terzo di presenze femminili nei Cda delle società regionali, è stata sospesa per placare gli animi. Potremmo infine dire che tale episodio rappresenta una pagina tristissima della storia politica della Lega Nord. Tuttavia, fatti come le posizioni del partito di Salvini su coppie gay e lesbiche, lo spauracchio sull’inesistente ideologia del gender, gli attacchi contro rom e immigrati e le simpatie verso l’estrema destra europea e d’oltre oceano ci mettono di fronte a un film già visto. Lasciando vincere, infine, solo la noia.

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