“È la fine di un tabù e di una discriminazione” disse la ministra per la Salute francese Marisol Touraine annunciando la volontà di abbattere il divieto per i gay di donare il sangue. Era lo scorso novembre: oggi quelle sono divenute realtà e da questo lunedì, in Francia, anche gli uomini che fanno sesso con uomini potranno donare.
Erano i primi anni ’80 quando alcuni medici statunitensi cominciarono a notare sintomi anomali e difficilmente spiegabili in numero persone omosessuali e tossicodipendenti. Fu l’inizio dell’epidemia HIV.
Solo successivamente si notò che l’HIV colpiva ogni categoria ma lo stigma che vedeva gli omosessuali come “untori” permase per lungo tempo. Fu in questo contesto che numerosi stati adottarono provvedimenti volti a negare l’accesso alle donazioni di sangue da parte della comunità omosessuale.
La Francia, nel 1983, fu uno di questi. Tale divieto fu ridotto nel 2002, concedendo la donazione alle lesbiche.
Nonostante l’evidente passo in avanti, la Francia non può ancora parlare di uguaglianza. Le persone gay potranno donare sangue, ma solo se astinenti negli ultimi 12 mesi: questa clausola discriminatoria non è prevista per le persone eterosessuali. Questo significa che, a differenza di un eterosessuale, una persona gay dovrà aspettare un anno dall’ultimo rapporto sessuale per poter effettuare una donazione di sangue.
“Un anno è un periodo davvero lungo –ha commentato Sophie Aujean di ILGA (International Lesbian and Gay Association)– e probabilmente significherà che molti uomini che fanno sesso con altri uomini sceglieranno di non farlo per questo motivo”. Ha quindi aggiunto:“È impossibile sostenere che una coppia sposata e fedele omosessuale sia più a rischio di una coppia sposata e fedele eterosessuale” .
In passato, non sono mancati casi di discriminazione che hanno visto persone omosessuali escluse dalla donazione a causa della loro omosessualità. Ma come cosa prevede la legge?
Mentre in numerosi stati del mondo è ancora esplicitamente vietata la donazione di sangue da parte di persone che hanno rapporti sessuali con persone dello stesso sesso, le leggi italiane non prevedono discriminazioni in base all’orientamento sessuale. Fermo restando che la decisione spetta al medico esaminatore, associazioni come Fidas e Avis spiegano molto bene quali siano i veri elementi che decretano l’accesso o meno alla donazione di sangue: “Non è l’appartenenza a qualche categoria a compromettere la qualità del sangue donato –si legge nel sito delle associazioni–, ma i comportamenti a rischio, come i rapporti sessuali, soprattutto non protetti, con partner occasionali, sia omosessuali che eterosessuali”.
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