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Femminicidio: i numeri della violenza e la manifestazione del 26 novembre

L’ultimo caso di femminicidio risale a qualche giorno fa, il 10 novembre. A Sassari un uomo ha chiamato al telefono la figlia, dicendole: «Ora sarete contenti. Vai a vedere tua madre, è lì dietro che brucia». Una tragedia che non solo si distingue per la sua efferatezza e per la lucidità della follia che l’ha prodotta, ma che rievoca una quotidianità fatta di continue violenze contro l’universo femminile.

I dati statistici non danno tregua, perché se nel periodo tra il 2009 e il 2014 il numero dei delitti è diminuito, è cresciuta invece la gravità dei casi di cronaca secondo quanto riporta l’ultima ricerca dell’Istituto Nazionale di Statistica, commissionata dal Dipartimento delle Pari Opportunità.

Sul blog de La ventisettesima ora è riportato, di anno in anno, il numero delle vittime con la causa della loro morte. Solo nel mese di novembre, si registrano già sette uccisioni ai danni delle donne. Un delitto ogni due giorni. Da Rosanna Prete, uccisa a coltellate insieme alle figlie dal marito per debiti di gioco. «Preferisco portarle con me» avrebbe lasciato scritto l’assassino. Una frase che indica una mentalità diffusa, quella della donna come “proprietà” dell’uomo. E se questa viene meno, o perché la vittima decide di lasciare un compagno che non ama più, o perché aggressivo, o perché – come in questo caso – il “pater familias” reputa incapaci le “sue” donne di poter proseguire un’esistenza senza il controllo vigile di un maschio, allora scatta un processo distruttivo. Il femminicidio, appunto.

Secondo il conteggio del sito, sarebbero già a 101 i casi di femminicidio registrati nel 2016, ma non tutte le fonti concordano. Il dato certo è che, finché il numero non sarà pari a zero, non si potrà considerare risolto il problema.

Per tutte queste ragioni, a Roma ci sarà la manifestazione Non una di meno, il 26 novembre. Per dire no alla violenza di genere, agita dagli uomini a danno delle loro compagne, delle loro figlie, a danno di donne che hanno la colpa di vivere cercando di autodeterminarsi. E se vivere diventa una colpa, una certa subcultura cerca di cancellarne l’onta cancellando l’esistenza stessa. E ciò è intollerabile.

Per queste ragioni abbiamo deciso, come Gaypost.it, di aderire alla manifestazione. Essa si terrà a piazza Repubblica, da cui si snoderà il corteo che sarà aperto dalle organizzatrici del corteo e, a seguire, vi sarà la marcia a cui tutte e tutti potranno partecipare per dire basta alla violenza di genere. Il 27 novembre, ancora, alle ore 10.00 è prevista un’assemblea nazionale «articolata per tavoli tematici» nei locali della scuola elementare Federico Di Donato, in via Nino Bixio 83. Invitiamo tutte e tutti a partecipare.

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