Due ragazzi morti e due ragazzi scomparsi nel giro di pochi mesi. Per Arcigay Napoli, i quattro casi che hanno interessato la comunità LGBT partenopea in così poco tempo hanno un tratto comune: il “clima di inspiegabile e disperato silenzio” in cui sono avvolte.
Chi e perché ha legato il corpo di Simo prima di gettarlo tra i rifiuti di via Forcella? Cosa è accaduto ad Alex e perché il suo corpo è stato ritrovato esanime nel bosco di Capodimonte? Dove sono e in che condizioni si trovano Luigi e Vincenzo e perché non hanno lasciato alcuna traccia della loro fuga, più o meno volontaria? Sono solo alcune delle domande a cui Arcigay Napoli chiede vengano date delle risposte certe.
Per l’associazione partenopea si tratta di “una verificabile urgenza sociale che coinvolge persone lgbt ancora costrette a confrontarsi con stigma e odio diffuso, soprattutto qualora il loro coming out abbia prodotto conflitti e fratture all’interno dello stesso nucleo familiare”. Per questo Arcigay Napoli chiede “alla magistratura, alla politica territoriale e nazionale e alle Forze dell’Ordine di non abbassare la guardia e insistiamo affinché si indaghi attentamente sulle suddette vicende al fine di comprendere e circoscrivere responsabilità, dinamiche ed implicazioni che, qualora restassero nell’ombra, potrebbero probabilmente mettere a repentaglio il benessere e la vita di altre persone lgbt”.
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