Abbiamo già parlato della storia di Gabriel, il ragazzo ftm ritratto dal fotografo siciliano Avarino Caracò, per il concorso di All about photo. Quell’immagine, insieme ad altre, è diventata il capitolo di una narrazione più ampia, La crisalide e le lantane, libro pubblicato per PM Edizioni e curato dall’artista stesso. E il sottotitolo stesso ci dà un’indicazione precisa, sulla natura del viaggio intrapreso: diario di un uomo cisgender. Una narrazione di quotidianità, in cui lo straordinario si dispiega come scoperta continua.
«Ho pensato a questo progetto discutendo dell’argomento con Cirus Rinaldi» dichiara a Gaypost.it Avarino Caracò (Rino, in confidenza). «Comunicandogli il mio profondo desiderio di fare il passo importante, affrontare me stesso». E come spesso avviene, i contorni della propria identità – dei suoi limiti e delle sue potenzialità – si fanno più definiti al cospetto dell’altr* da sé. «Viaggiando per il mondo, la mio processo di relazione continua con l’alterità, in tutte le forme incontrate, mi ha portato a elaborare meglio la mia, a sentirmi altro in contesti culturali radicalmente lontani. Un po’ come sentirmi parte di un tutto, una volta tornato indietro».
«Avevo un conto da saldare con la mia infanzia», si confessa Caracò. Un conto con un mondo ostile, «che non mi voleva, con una società troppo impositiva». Una vita passata a nascondersi «dietro la letteratura contemporanea e quintali di VHS, che dimostravano l’esistenza di un mondo possibile. Così sono diventato adulto, senza mai dimenticare tutto quel giudizio che stava fuori casa». E dopo molti anni, il conto è stato saldato. Si è sempre sentito un outsider, Rino. Un “fuori posto”. «Ho compreso profondamente che grazie ad altri outsider la mia vita oggi non è poi così male. Si, perché non posso non essere riconoscente verso chi con il proprio corpo ha reso politica la mia dignità».
Le reciproche differenze, che sublimano in differenti identità, diventano dunque strumento di conoscenza: del sé. «Ho pianto, ho riso e ho avuto paura, paura di non essere in grado di restituire dignità alle persone che hanno scelto di rendersi visibili per quel “noi”, una rete di umanità resilienti dove essere cisgender per me è come fungere da passpartout tra un mondo eteronormato e quello coloratissimo dal quale provengo. Sono un uomo cisgender, bianco, occidentale, sono convinto che sia una posizione di vantaggio per dare voce a chi ancora viene soffocata». Usare il privilegio per denunciare le ingiustizie di un mondo che fa ancora gerarchie di dignità tra esseri umani. E trovarsi immerso in un’umanità dirompente. È questo il messaggio del libro di Avarino Caracò.
«La bellezza per me risiede nelle differenze: è lì che ogni esistenza diventa un’opera d’arte unica. Come Santina, la persona che vedete in copertina. E come tutte le altre dieci presenti nel libro». Di cui vi innamorerete, promette l’autore: «Non potete far altro che innamorarvi, esattamente come ho fatto io». Per la loro autenticità. Il libro si chiude con una postfazione di Cirus Rinaldi, professore associato di sociologia presso il Dipartimento Culture e Società dell’Università degli studi di Palermo, con una profonda riflessione sul concetto di “alterazione”.
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