Ecco la seconda storia di coming out che vi proponiamo in occasione del Coming Out Day (la prima potete leggerla qui). Questa volta a parlare è Rosario che si è rivelato per la prima volta negli anni ’70, in un’epoca in cui le cose erano molto più complesse di adesso ed essere gay dichiarati non era affatto facile. Ecco il suo racconto.
Coming out. A volte ascolto i ragazzi che parlano tra loro della loro esperienza di giovani omosessuali.
Poi se sono con loro, mi chiedono com’era ai miei tempi.
Quelli della gioventù. Vivere la condizione di omosessuale. La prima parola che mi viene in mente è: dolore.
Anni dolorosi.
Ma poi mi fermo. Cambio termine e rispondo: difficile.
Come se fosse una necessità.
Un bisogno di rimozione veloce.
Come se il termine dolore riaprisse una ferita profonda.
Ed è come se volessi risparmiare me stesso e i miei interlocutori dalla parola dolore.
Eppure c’è tutto.
Oggi diverso.
Ma presente.
Quasi intatto.
Eccolo!
Come un soffio di aria bollente, emerge.
Ma non solo.
Immagini a fotogrammi lo declinano.
Lo rendono vivo e colorato senza risparmiare sfumature.
E cosi si impone la mio pensiero.
E rimane fisso nella mia mente finché non riparlo con lui.
Non va via! Finché non gli dico: Grazie! Perché senza di te non sarei mai potuto essere meglio di quello che sono oggi.
E senza di te non averi mai fatto comig out.
Erano gli anni ’70 e avevo 14 anni.
Loro mi risposero: “Ok, però non capiamo perché strilli e dove sia il problema“. Ma ero immerso in un mondo post ’68… quello vero.
Rosario Murdica
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