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Chi è Maria Elisabetta Alberti Casellati, la prima donna a presiedere il Senato

La nuova legislatura si è appena avviata e le due camere hanno i rispettivi presidenti: Roberto Fico per la Camera dei Deputati e Maria Elisabetta Alberti Casellati per il Senato. Se il primo è un personaggio abbastanza conosciuto, un po’ meno nota è la prima donna a presiedere Palazzo Madama. Vediamo quindi, più da vicino, chi è la seconda carica dello Stato.

La carriera politica della neo-presidente

L’aula di Palazzo Madama

Come si legge in una nota dell’Agi, è nata a Rovigo e ha settantuno anni. Ha conseguito «una laurea in diritto canonico alla Pontificia Università lateranense» ed «è alla sua sesta legislatura, sempre al fianco di Silvio Berlusconi nelle file prima del Popolo della Libertà e poi di Forza Italia». Ancora, «è stata ricercatrice universitaria di Diritto canonico ed ecclesiastico all’Università di Padova ed è iscritta all’Ordine degli avvocati di Padova» oltre ad essere un’avvocata matrimonialista. Un profilo che potremmo definire, senza tema di smentita, vicino a certa politica filo-confessionale. E infatti…

Le posizioni sulle unioni civili

Infatti, se rileggiamo il cursus honorum di cui sopra, non stupiscono le sue posizioni contro i diritti delle persone Lgbt. Nel 2016, in pieno dibattito sulle unioni civili, ha partecipato al convegno “La famiglia è una. I diritti sono per tutti” – come riporta Huffington Post – organizzato dall’associazione Italia più. In tale occasione affermò: «La famiglia non è un concetto estensibile. Lo Stato non può equiparare matrimonio e unioni civili, né far crescere un minore in una coppia che non sia famiglia. Le diversità vanno tutelate ma non possono diventare identità, se identità non sono».

Coppie omosessuali? Non hanno identità

Casellati durante il voto

Per Casellati, dunque, far parte di una coppia omosessuale costituisce diversità, ma è qualcosa che non possiede una sua identità. Per ritornare sul concetto, si è anche richiamata a Bergoglio, ammonendo: «Non si può fare confusione, la parola usata dal Papa pochi giorni fa: ogni omologazione sarebbe un’improvvida sovrapposizione e un offuscamento di modelli non sovrapponibili». Insomma, unioni civili troppo simili al matrimonio, questa l’accusa alla legge Cirinnà. Argomento su cui ritorna il 13 maggio 2016, quando in un’intervista dichiara: «Se si sostiene di non voler replicare il matrimonio, perché si discriminano le coppie di fatto miste?», alludendo al fatto che le coppie eterosessuali non possono accedere alle unioni civili, riservate solo alle persone omosessuali.

Un orizzonte poco rassicurante per le persone Lgbt

Insomma, parole non benevole nei confronti della gay community che si profilano nel panorama politico come nubi minacciose nell’orizzonte delle vite di molte persone Lgbt. Ci chiediamo, a questo punto, quale sarà la sensibilità della presidente di fronte a certe questioni – dalla riforma delle adozioni alla legge contro l’omo-transfobia – ammesso che se ne possa discutere nei mesi a venire. Non ci resta che aspettare e vedere quali saranno le prossime mosse del nostro nuovo parlamento. Possibilmente con occhio vigile e senza rimanere con le mani in mano. Il resto andrà valutato volta per volta. Le premesse, purtroppo, non sono delle migliori.

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