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Bufera su Salvini: ha incontrato Malofeev, l’oligarca russo nemico delle persone Lgbt

Sta facendo discutere da giorni il servizio di Report – intitolato La fabbrica della paura – sui legami della Lega con lo scandalo Metropol. Il partito di Salvini, infatti, secondo questa inchiesta avrebbe contatti con esponenti della politica e della finanza russa. Tra le persone citate nel report ricordiamo Konstantin Malofeev. Si tratta di un uomo d’affari russo molto potente – ovvero, un oligarca – nonché amico del braccio destro del leader leghista, Gianluca Savoini.

Gli insulti di Malofeev contro le persone Lgbt e i pride

Matteo Salvini

Le parole di Malofeev sulle persone Lgbt non sono per nulla benevole. Anzi, rientriamo pienamente negli insulti e nel disprezzo verso l’intera categoria. Come riporta Globalist, «è uno che quando parla di gay usa il termine dispregiativo di sodomiti». E non solo: «Definisce i gay una lobby che infetta il mondo», mentre i pride sono «manifestazioni che spingono verso l’omosessualità». Malofeev, ricorda ancora Globalist, «è uno dei finanziatori dell’internazionale ultra-tradizionalista che lega ambienti russi e ambienti americani, tiene insieme fascisti, ultraconrsevatori e vuole riportare l’umanità verso tempi oscuri».

Il nervosismo di Salvini

Sono diverse le inchieste giornalistiche pubblicate negli ultimi mesi a proposito dei legami tra la Lega di Salvini, settori dell’estrema destra e certi personaggi politici russi, Malofeev in testa. E proprio Salvini ha mostrato un certo nervosismo, quando gli è stato chiesto di chiarire i suoi legami con l’oligarca: «L’ho incontrato» ha ammesso, «ho incontrato centinaia di persone che non mi hanno mai dato una lira, quando incontro le persone non sono solito chiedere soldi». E precisa: «Se questo signore, Malofeev, pensa che i gay sono malati e le donne devono fare le casalinghe io dico che non è il mio pensiero». Sarà, ma a quanto pare è il pensiero di certi settori politici che con la Lega ci dialogano. E che vedono in essa il loro rappresentante politico in parlamento. E questo preoccupa e non poco.

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