Continua l’offensiva contro le persone Lgbt da parte del governo del neopresidente Bolsonaro, in Brasile. Dopo le dichiarazioni molto controverse e anche abbastanza preoccupanti del leader del paese sudamericano, adesso è la volta della sua ministra Damares Alves, che – come riporta il Fatto Quotidiano – «ha descritto gli omosessuali come “un’aberrazione”, i gay e travestiti “malati”, e annunciato per il Brasile un’era in cui “i bimbi vestono di azzurro e le bimbe di rosa”».
La guerra, manco a dirlo, è fatta alla fantomatica “ideologia gender”: «Con questo governo la bambina sarà una principessa, e il bambino un principe» dice Alves. «Nessuno ci impedirà di chiamarli così. Dobbiamo porre fine all’abuso dell’indottrinamento ideologico». Una vera e propria fissazione, rispetto a qualcosa che non esiste. Ma che ha la conseguenza di vanificare qualsiasi iniziativa, da parte dello stato, contro le discriminazioni, la violenza di genere, l’educazione sessuale, ecc. Qualcosa che sta accadendo anche da noi e che rende impossibile, già da qualche anno, parlare di rispetto e di lotta all’omofobia a scuola.
Ma non è solo l’ideologia che non esiste ad essere nel mirino dell’estrema destra brasiliana. Anche il diritto all’interruzione di gravidanza è a serio rischio: «Per quello che dipenderà da questo Governo, in questo paese non verrà versato sangue innocente. Questo è il ministero della vita» ha dichiarato ancora Alves, teorizzando che l’aborto andrebbe sempre evitato, anche in caso di stupro con conseguente gravidanza. «Le donne nascono per essere madri» è il suo pensiero. Non importa se questo “destino” è imposto con la violenza. Questo è il Brasile che, con linguaggio nostrano, potremmo definire “del cambiamento”.
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