Umberto Veronesi, il celebre oncologo ed ex ministro della Sanità, è morto a Milano. Repubblica, sul suo sito, ricorda «da alcune settimane le sue condizioni di salute si erano progressivamente aggravate» e che se ne è andato «circondato dai familiari, la moglie e i figli».
Di Veronesi ricordiamo non solo il grande amore per la ricerca scientifica – alla quale ha dato un contributo fondamentale dando vita a una tecnica rivoluzionaria per il tumore del seno, salvando la vita a moltissime donne – ma anche la statura morale e le sue battaglie a favore della laicità. In merito al dibattito sull’eutanasia disse: «Ogni persona ha diritto di autodeterminarsi».
Nel 2014, anno della pubblicazione del suo libro, Il mestiere di uomo, si schierò a favore di matrimonio e adozioni: «Sono favorevole sia al matrimonio sia alle adozioni di genitori gay. Il sesso, nell’educazione, non c’entra. Il figlio cresce bene se è amato, indipendentemente dal sesso».
Più recentemente, nel 2015, dopo le polemiche sulle dichiarazioni di Dolce & Gabbana circa l’omogenitorialità, si espresse a favore di quest’ultima e della fecondazione in vitro: «Noi siamo favorevoli alla riproduzione in provetta perché ormai di fronte a un’aumentata infertilità, sia maschile che femminile, e a una procreazione sempre più avanti con gli anni, dobbiamo trovare delle soluzioni. E la più semplice è la procreazione medicamente assistita.
Infine, si era espresso positivamente anche sulla gestazione per altri. «Penso che la maternità surrogata sia una cosa nobile – aveva detto -, anche perché mettere al mondo una persona nuova è sempre un evento positivo. Se pensiamo che nascere è meglio che non nascere – non siamo sicuri che sia così, ma è plausibile – allora questa donna fa nascere un bambino che non sarebbe mai nato«.
Una grande perdita, quindi, non solo per la comunità scientifica e per il nostro paese nel suo complesso, ma anche per la comunità arcobaleno che perde, con questa scomparsa, un formidabile e insostituibile alleato.
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