«Buon Natale a tutti i miei colleghi e sostenitori. Fate sapere che sono qui perché sono un difensore dei diritti umani». Queste sono le parole di Patrick Zaki, consegnate alla famiglia, «in un piccolo foglio […] durante la visita di oggi». A riportarlo è la pagina Patrick Libero, che su Facebook ha pubblicato il bigliettino d’auguri. Patrick, leggiamo ancora «ha chiesto loro di fare in modo che arrivasse ai suoi colleghi in Italia e a coloro che sostengono il suo caso in tutto il mondo». La pagina che questa è la vera natura dell’attivista egiziano: «Non un terrorista, ma una persona compassionevole».
Emergono altri particolari, sulla detenzione di Patrick Zaki: all’inizio, apprendiamo, il ragazzo aveva pensato ad un errore giudiziario e che la vicenda si sarebbe risolta al più presto. Poi l’amara presa di coscienza: «Ora è certo di essere stato punito per il suo lavoro, ha detto “che sia chiaro e chiaro che io sono qui perché sono un difensore dei diritti umani e non un qualsiasi altro motivo inventato». Si apprende, inoltre, che «in ogni seduta del tribunale, il giudice fa le stesse domande e poi rinnova la sua detenzione». L’accusa, tra l’altro, gli avrebbe mostrato dei post su Facebook per giustificarne la detenzione, ma «si sono rivelati essere i post di altre persone su Facebook e nemmeno le sue stesse parole».
Le condizioni di vita e di salute nel carcere non sono buone. A Patrick fa male la schiena e non vuole farsi visitare in carcere, per paura. Nonostante questi problemi, tuttavia, «è pieno di gratitudine per il “popolo gentile d’Italia”, come dice lui». E apprendiamo, ancora: «Patrick ha passato il Natale occidentale in carcere, da solo, stanco e spaventato… ma c’è ancora tempo per festeggiare il Natale orientale con la sua famiglia il 7 gennaio. Cioè tra dieci giorni. Continua a sostenerlo, combatti più duramente, possiamo farcela insieme! Inoltre, se rispondete al messaggio di Patrick, sarà sicuramente felice». Per cui buon Natale, Patrick. Ti siamo accanto.
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