A settembre l’udienza e tre giorni fa la sentenza. Finalmente Alessia sarà donna anche sui documenti, senza essere costretta a ricorrere all’intervento chirurgico per la riassegnazione di genere. A stabilirlo è stato il Tribunale di Bari che ha riconosciuto ad Alessia il diritto ad avere documenti che rispecchino la sua identità di genere, che decida di operarsi o no. “Non è stato un percordo facile – ci racconta Alessia, raggiunta al telefono -.
Fa la barista stagionale e si arrangia come può, Alessia, perché le terapie a cui una persona trans deve sottoporsi sono costose e non sempre si può contare sull’aiuto di altri. “Ho buoni rapporti con la mia famiglia, mi hanno accettata – ci spiega -, ma l’accoglienza è un’altra cosa. Per noi trans, poi, è difficile anche avere un rapporto sentimentale stabile. Ci avvicinano, sì, ma solo di nascosto. È raro trovare qualcuno disposto a vivere un rapporto alla luce del sole”.
Con l’assistenza dell’avvocato Flavio Boccasini, però, ora Alessia ce l’ha fatta. La legge attualmente in vigore prevede che per ottenere il cambio anagrafico le persone trans debbano prima sottoporsi all’intervento per la
“Ogni volta che sono stata ricoverata in ospedale – ricorda Alessia – mi hanno messa nei reparti maschili, perché così c’era scritto sulla mia carta d’identità. Le volte che sono riuscita ad ottenere il reparto femminile, sono stata in stanze singole. Questa è discriminazione, ogni “no” è una tegola che ti cade in testa“.
Lo scorso anno una storica sentenza della Corte di Cassazione aveva stabilito che la sterilizzazione forzata non è obbligatoria per ottenere la rettifica degli atti anagrafici e, quindi, del nome sui documenti. Da allora è certamente più facile per i tribunali emettere sentenze in questo senso, sebbene molti si erano già pronunciati in questa direzione anche prima.
“Posso già avere la tessera sanitaria col mio nome nuovo – continua Alessia – e presto avrò anche la carta d’identità. Poi ricomincerò a mandare curricula in giro e a cercare un lavoro stabile, magari quello per cui ho studiato”. E non si ferma qui. “Ho chiesto al mio avvocato di ricorrere anche al Tribunale Ecclesiastico per fare cambiare il nome sul certificato di battesimo – ci spiega -. Non penso che sarà una cosa facile, parliamo comunque della Chiesa. Ma in questo modo non ci sarebbe più alcuna traccia del mio vecchio nome. E sarebbe davvero perfetto“.
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