Dove sono e dove vanno le lesbiche? La voglia di dare nuova vitalità alla “casa viola”

Lo scorso 24 febbraio si è tenuto a Roma un incontro dal titolo “Dove sono le lesbiche”. Si è trattato, di fatto, del primo confronto tra e sulle lesbiche da moltissimi anni a questa parte. Voluto dalla vicepresidente del Circolo Mario Mieli di Roma Rrossana Praitano, dalla presidente di Famiglie Arcobaleno Marilena Grassadonia e dalla rappresentate della Lista Lesbica Tiziana Luise, l’incontro ha visto tra le relatrici anche la presidente di Arcilesbica Cristina Gramolini, Milena Cannavacciuolo di Lezpop, Roberta Padovano del Circolo Maurice di Torino, oltre a studiose femministe come Bianca Pomeranzi e Paola Guazzo.

Un momento del convegno del 24 febbraio

Un appuntamento, si diceva, atteso da tempo, specialmente alla luce delle polemiche che da mesi tengono banco proprio in casa lesbica.
Abbiamo chiesto a Rossana Praitano di raccontarci il suo consuntivo dell’incontro. Eccolo.

Dove sono state le lesbiche sabato 24 febbraio e dove andranno?

Al di là del gioco di parole con il titolo del dibattito tenuto a Roma, è difficile farne un rapido resoconto. Non solo per la molteplicità degli elementi emersi, ma anche per i ricchi aspetti umani e relazionali.
Certamente l’incontro è stato già un successo per il solo fatto che sia finalmente avvenuto e sia stato partecipato (fisicamente e in streaming), denso, chiarificatore e prospettico.
La necessità di aprire fra lesbiche una stagione di relazioni politiche, di confronti reali e di iniziative da intraprendere è risultata talmente forte che da più parti è emersa la volontà di replicare tale tipo di evento in tutta Italia, oltre all’idea di provare a mettere su una rete.
La ricchezza emersa di esperienze, storie politiche ed esigenze è tale che sarà impossibile per chiunque qualunque tentativo di marcarsi addosso una sorta di rappresentanza unica del mondo viola, che del resto non è mai esistita.

La distonia e la questione “gestazione per altri”

Vi è stata poi un’apparente distonia tra l’ampia insofferenza dinanzi alla monotematica questione della GPA, portata avanti da Arcilesbica in questi ultimi mesi, e il tempo predominante trascorso a parlare di GPA stessa.

Questo è il segno non solo che il tema non si può risolvere con approcci univoci, oltretutto di totale chiusura, ma che c’è un bisogno e una volontà diffusi di tornare ad affrontare “temi lesbici”. E l’argomento GPA non lo è affatto: solo le polemiche di questi ultimi mesi lo hanno reso tale.

La madre partoriente e il “lesbismo estremo”

A mio parere inoltre una distanza marcata fra le posizioni di Arcilesbica e tutte le altre del mondo “L” sta nella ribadita volontà della prima di centrare la propria politica sull’aspetto della maternità “naturale e partoriente” da contrapporre nettamente alle varie forme di procreazione assistita (da evitare) e alla GPA (da combattere) e di basare rigorosamente ogni propria azione e pensiero sul femminismo della differenza.
Il “femminismo-lesbismo estremo” è scelto da Arcilesbica non come apporto teoretico/programmatico da mettere a confronto nel movimento lgbt+, ma come fondante identità e motore unico. Ed è in evidente conflitto con il principio di autodeterminazione interpretato, inoltre, nell’accezione “liberale” e non in quella “liberatoria” e rivoluzionaria, vero e autentico principio su cui si fonda tutto il resto del mondo lgbt+ e il femminismo (non radicale) in genere.

Una divisione profonda e insanabile

È la rigidità di tale identità che scava una divisione profonda, insanabile a meno di ripensamenti, e che lascia pochissimi spazi per percorsi in comune con il resto del mondo lesbico e il movimento/comunità lgbt+. E la distanza diventa ancora più esplicita nell’impossibilità per tale “identità politica” di riuscire ad affrontare e dedicarsi a qualsiasi altra tematica o bisogni che appartengano in primis alle lesbiche, e poi a tutte le altre lettere. Temi e bisogni che vivono e si sviluppano sganciandosi dal principio unico di donna-madre-utero come lente di interpretazione della realtà e come necessità di arrembante difesa primaria.

Una nuova vitalità per la “casa viola”

Infine, al di là della “querelle” Arcilesbica, è emersa fra le altre varie voci la necessità di intraprendere una strada più coesa nella galassia lesbica, di moltiplicare incontri, contributi, esperienze, narrazioni. Di riaccendere una politica viola, insomma, con la capacità già esistente di parlare a 360 gradi. Una capacità che nasce dalla ricchezza della diversità di proposte, linguaggi, emozioni, ponendo anche uno sguardo più attento e uno scambio esperienziale con le nuove generazioni di lesbiche.
Insomma se dovessi dire la cosa più promettente di questo appuntamento è la voglia e la necessità di riaccendere di nuova vitalità la “casa viola”.

Rossana Praitano
Vicepresidente del CCO Mario Mieli

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