Gender a scuola? Assente! E chiude lo sportello in Lombardia

Lo sportello anti-gender lombardo non ce l’ha fatta. Creato per rintracciare, denunciare e sgominare la pericolosa ideologia che mira a trasformare milioni di bambini in potenziali drag queen – almeno è questa l’idea che ci si fa, leggendo dichiarazioni di indefessi politici, attonite famiglie e zelanti sacerdoti – il call center alla fine non ha trovato proprio nulla. Totale fallimento, quindi, e azzeramento dei fondi alla Regione Lombardia per il bilancio dell’anno a venire.

La denuncia del consigliere M5S

Cristina Cappellini e Roberto Maroni, i due alfieri no gender in Lombardia

La notizia arriva da Andrea Fiasconaro, capogruppo del M5S in regione: «Nel bilancio regionale» si legge in un suo comunicato ufficiale «sono stati cancellati i fondi per il finanziamento di questo sedicente sportello voluto da Roberto Maroni e dalla maggioranza che amministra la Lombardia». Il pentastellato continua, sferzante: «la prova provata dell’inutilità di questo sportello». Non ci sta, giustamente, l’artefice di tutto questo, Cristina Cappellini la pasionaria per la salvaguardia dell’eterosessualità padana: «Pessimo modo di cominciare la campagna elettorale» dichiara, i fondi ci sono. Ma d’altronde, se credi in ideologie immaginarie sarai disposto ad ammettere l’esistenza di soldi non stanziati. E poi quelli che vogliono sovvertire la realtà siamo noi…

Spesi 25.000 euro per trovare i folletti gay

Lo sportello, denuncia Lezpop.it, è costato ai contribuenti italiani – lombardi, nello specifico – ben 25.000 euro. Che, converrete, in tempi di crisi sono una cifra importante. Forse troppo importante, per venir sperperata alla ricerca di folletti gay nascosti tra i banchi di scuola. In principio, in verità, la somma prevista era addirittura il doppio, ma ne è stata spesa solo la metà: quindi, appurato che non puoi trovare qualcosa che non esiste, è stato chiuso il centralino. Si spera adesso che il resto del denaro precedentemente stanziato non serva a finanziare safari per la caccia di unicorni, animali tradizionalmente alleati alla comunità Lgbt, o per la deglitterazione dei divanetti in dotazione alle discoteche di Milano. Che le paillettes, si sa, se ti si appiccicano addosso chi le toglie più. Proprio come il gender, a ben vedere.

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