Basilicata: un no gender alla presidenza del Consiglio? Altolà di Arcigay

Notizie poco rassicuranti dalla Basilicata, in merito all’attenzione della politica per la causa Lgbt. Dovrebbe essere eletto, infatti, l’ufficio di presidenza del Consiglio regionale. Elezione che rimane in stallo a causa di Aurelio Pace, consigliere alfaniano che non piace a parte del Pd e che ha portato a una spaccatura in maggioranza. Il motivo? Semplice, Pace è un “no gender”.

Un alfaniano alla presidenza

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Aurelio Pace

Ad esprimersi contro la candidatura di Pace interviene Gabriele Piazzoni, segretario di Arcigay Nazionale. In una nota diramata dall’associazione, infatti, possiamo leggere: «Aveva già dell’incredibile  il fatto che un profilo come quello di Aurelio Pace fosse considerato papabile per la presidenza del Consiglio regionale lucano, con maggioranza di centrosinistra. Ma è ancora più grave il fatto che l’elezione di quella carica sia in stallo da settimane per forzare il nome del consigliere alfaniano».

La crociata anti-gender

Proprio nel luglio 2015, Aurelio Pace presentava una mozione contro il cosiddetto “gender”: «Ci troviamo, oggi e purtroppo, davanti ad alcuni interrogativi mai sorti prima poiché oggettivamente illogici ed anti-scientifici: maschio o femmina si nasce o si sceglie di diventarlo?» si poteva leggere nel documento presentato in consiglio. Documento che proseguiva così: «O più in generale, che cosa è la persona umana? È una struttura dotata di una precisa identità sessuata, maschile o femminile, oppure è un’entità astratta, modellabile nel tempo in base al desiderio ed alla libera scelta dell’orientamento sessuale di un soggetto?». Un copione già visto e sentito, insomma, proprio tra gli alfieri di coloro che sono tra i più strenui oppositori dei diritti Lgbt e nascondono la loro avversione dietro l’etichetta del “gender”, appunto.

Fiabe gay e lesbiche, per legge

Il segretario nazionale di Arcigay, Gabriele Piazzoni

Il segretario nazionale di Arcigay, Gabriele Piazzoni

Sull’argomento, tuttavia, grande sembra essere la confusione del politico lucano: «La teoria del gender» ha dichiarato «afferma che le differenze biologiche tra maschio e femmina hanno poca importanza e ciò che conta sarebbe il proprio “genere”, ossia la percezione che una persona avrebbe di sé. Essa vuole insomma che tutti noi, compresi i bambini, non diciamo più “io sono maschio” o “io sono femmina”, ma “io sono come mi sento”, scenario apocalittico in cui il caos regnerebbe sovrano, insomma. E ovviamente, non finisce qui: «In alcune scuole vengono proposte e si vorrebbero imporre per legge, fiabe come “perché hai due mamme”, “perché hai due papà”, che indirettamente invitano i bambini e gli studenti a “scegliere il proprio genere”, ignorando le proprie origini biologiche». Un mischione indefinito tra orientamento sessuale e identità di genere, che mirerebbe a confondere e ferire «la crescita e l’innocenza dei bambini».

Da che parte sta il Pd?

«Il caso lucano» continua Piazzoni «merita  un’attenzione non solo locale, perché molto ci può dire delle alleanze che il Partito Democratico potrebbe imbastire, non solo in Basilicata». Preoccupazione più che condivisibile: sui diritti delle persone Lgbt il Partito democratico da quale parte vuole andare? «L’elezione del consigliere Aurelio Pace alla presidenza è un errore da non commettere, perché rappresenterebbe una legittimazione se non addirittura una promozione della sua azione omofoba e discriminatoria». Insomma bisogna scegliere, senza ambiguità. Il Pd chiarisca se vuole stare dalla parte «delle unioni civili e del matrimonio egualitario oppure dalla parte di Aurelio Pace. Vie di mezzo non esistono», chiosa il comunicato stampa.

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