Storie

“Mi chiamo Ottavia, mi chiamavo Ottavio e sono orgogliosa di essere trans”

Abbiamo già parlato del Trangender Day of Visibility, la giornata della visibilità trans, ma riteniamo che niente sia efficace come le testimonianze dirette. Per questo abbiamo deciso di proporvi il bellissimo racconto di Ottavia Voza, scritto nell’ambito dell’iniziativa voluta dal circolo Arcigay “Ottavio Mai” di Torino che, in occasione di questa giornata, ha raccolto le storie di diverse persone trans. Buona lettura.

Mi chiamo Ottavia Voza, ho 53 anni (ancora per poco) e per molti anni della mia vita mi sono chiamata Ottavio. Dunque con una complicata procedura, fino alla sentenza del Tribunale di Salerno che ha sancito la mia riattribuzione di sesso, è cambiata solo una vocale, oltre al mio codice fiscale. Poca roba, insomma.
Fin dall’adolescenza sono stata impegnata nella politica attiva, prima nella “sinistra extraparlamentare”, come si chiamava quella galassia in cui avvenivano molte buone cose, poi nell’ambientalismo militante. Ed in quel periodo ho suonato in una band, amando infinitamente Robert Wyatt e Frank Zappa.
Mi sono laureata in Architettura, poi ho sostenuto un Dottorato di Ricerca, e per un pò di anni, prima di iniziare la professione di architetto, sono stata impegnata in attività didattiche all’università. Sono stata sposata, amando molto la mia sposa, e soprattutto sono genitore, con lei, di due figli splendidi. Nella mia vita professionale mi sono occupata, tra le altre cose, di architettura ed urbanistica antica, studiando e restaurando monumenti antichi in Italia ed in altri paesi del Mediterraneo.

Nel frattempo, ho amato molto il mare e la vela, e per molti anni il mio più grande desiderio è stato quello avere una barca tutta mia per navigare, con i miei figli, nel Mediterraneo ed oltre.
Oggi, pur continuando la mia professione, sono amministratrice di una casa editrice, che ho fondato con due amici anche per pubblicare, nell’ambito della storia antica e dell’archeologia del Mediterraneo antico, tutto ciò che gli altri non avrebbero pubblicato, o che pubblicavano storcendo il naso. Dal 2012 sono componente della segreteria nazionale di Arcigay, con la delega per le Politiche ed i Diritti Trans, e sono presidente del comitato Arcigay “Marcella Di Folco” di Salerno.

Avevo pensato che forse non avrei dovuto presentarmi oggi, nel giorno della Visibilità Transgender, dato che non ho mai nascosto la mia condizione, anche se ne avrei avuto motivo, vivendo in provincia, con una famiglia e con due figli. In qualche modo il mio TDoV è stato ogni giorno, sin dal momento in cui ho iniziato a percepire e vivere la mia condizione. Ma la spocchia con cui alcune persone transgender (poche per fortuna) hanno denigrato per partito preso questa iniziativa, affermando con supponenza di non aver bisogno di affermare alcuna visibilità dall’alto della loro suprema e divina coerenza, e l’oscurità e l’isolamento in cui tantissime persone trans sono ancora costrette, mi ha di fatto confermato una idea che già avevo da sempre, e cioè che la nostra visibilità, anche se già data ed esperita, può essere d’aiuto e d’esempio per chi ancora ha timore. Io vorrei dedicare la mia visibilità conquistata alle visibilità da conquistare, a tutte le ragazze ed i ragazzi trans che si muoveranno nel mondo con Orgoglio.

Sono orgogliosa di essere ‪#‎transgender‬
‪#‎TDoV2016‬ ‪#‎TDoV‬ ‪#‎MoreThanVisibility‬

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