“Quanto emerso in questi giorni in merito all’operato di un’associazione attualmente iscritta nel registro dell’Unar impone un’attenta riflessione su metodi e procedure per mettere in condizione l’ente di continuare a svolgere al meglio il suo prezioso lavoro”. Così la senatrice Monica Cirinnà (Pd) interviene nelle polemiche nate dopo il servizio delle Iene sui fondi stanziati dall’Unar.
“È questa la strada – conclude Cirinnà – per tutelare il prezioso lavoro dell’Unar che deve continuare a combattere contro tutte le discriminazioni, e garantire che l’eventuale assegnazione di finanziamenti avvenga a favore di associazioni che operano in piena legalità e trasparenza”.
Intanto arrivano i primi gridi di allarme dalle altre associazioni colpite dal blocco dei fondi.
Come Gaypost.it ha più volte ricordato, infatti, sono più di 30 i progetti di altrettante associazioni ammessi a finanziamento grazie al bando dell’Unar finito nell’occhio del ciclone. Tra questi, anche il progetto che permetteva la realizzazione di una casa di accoglienza per rifugiati e richiedenti asili LGBT presentato dal Mit di Bologna. Ma il punto è che si parla di persone in pericolo di vita.
Soldi che, però, potrebbero rimanere bloccati per 18 mesi. Quello che non era ancora emerso, da tutta questa vicenda, è che non si tratta di fondi statali, ma europei che, se non spesi entro il 31 dicembre, andranno persi. “Stiamo aprendo, grazie alla collaborazione con Mediterranean Hope- ha spiega La Torre – due canali umanitari attraverso il Libano per far arrivare in Italia due persone, agli arresti in quanto trans, una dalla Giordania e l’altra dalla Libia”.
“Siamo incazzate come iene con le Iene – continua La Torre – perché hanno dato una versione parziale della verità. L’Anddos non finanziava le saune ma un progetto sui centri antiviolenza insieme alla Sapienza”.
Nella stessa situazione si trovano ora anche i progetti di altre associazioni come la Comunità di Sant’Egidio, la Croce rossa o il Cospe. “Se queste persone moriranno, le Iene le avranno sulla coscienza – incalza la vicepresidente del Mit – quindi chiediamo loro di venire qui a Bologna a fotografare anche l’altra faccia della medaglia e cioè l’uso virtuoso dei fondi Unar. Se questo non accadrà, siamo disposte ad andare a incatenarci sotto la redazione delle Iene”.
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