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Uganda, donna lesbica picchiata con una spranga dal suo medico

L’aggressione sarebbe avvenuta ad agosto, ma la notizia è emersa solamente adesso, mentre il paese discute sulla proposta di legge “Kill the gays”. La vittima è una donna mentre l’aggressore è un medico che l’ha presa di mira per il solo fatto di essere lesbica.

UN’AGGRESSIONE TERRIBILE

Il fatto sarebbe avvenuto a Kempala, la capitale Ugandese. Un medico è accusato di aver brutalmente percosso una ragazza lesbica dopo aver scoperto una presunta relazione con la figlia. Preso dalla collera avrebbe chiesto alla sicurezza di portargli una spranga e con questa avrebbe fracassato testa, braccia, gambe e schiena della ragazza.
La vittima, secondo quanto riportato dalla polizia di Kabalagala, si era recata al Mukwaya General Hospital per una visita oculistica. Era stato un amico a consigliarle di rivolgersi al dottor Mukwaya perché acquistare un paio di occhiali tramite l’ospedale sarebbe stato più economico. Una volta arrivata in ospedale il medico le avrebbe chiesto quale amico le avesse consigliato di visitarsi da lui. Il nome fornito era quello della figlia del medico, infermiera nella stessa struttura.

La scoperta della relazione di amicizia tra sua figlia e la ragazza sarebbe stato il motivo il dell’aggressione. Il medico avrebbe chiarito una spranga e con questa avrebbe percosso la testa e altre parti del corpo della ragazza.
Il telefono della vittima è andato distrutto.
Secondo gli accertamenti la ragazza ha subito una frattura del cranio e un braccio slogato. Allo stato attuale non si hanno notizie dello stato di salute della ragazza.

L’UGANDA E GLI OMOSESSUALI

La testata Erasing 76 Crime ha tentato di contattare il medico, ma questi si sarebbe rifiutato di rispondere. Una fonte anonima ha invece confermato al sito inglese Pinknews che del caso si sta occupando la polizia locale e che è in corso un’indagine.
Questa aggressione arriva in un momento molto delicato per la comunità lgbt+ ugandese. Molte persone hanno abbandonato  i propri cari e sono scappate nei campi rifugiati predisposti nelle campagne. Senza dimenticarsi che proprio in queste settimane, tra conferme e smentite, sembra tornare in auge l’ipotesi di reintrodurre la legge soprannominata “Kill the gays”.

Sebbene il portavoce del presidente abbia smentito questa ipotesi, diversi ministri si sono lasciati andare a esternazioni affatto rassicuranti. Ricordiamo che la legge estenderebbe la pena di morte al sesso gay, rafforzando anche le pene detentive. Il ministro della Sicurezza ha chiamato i gay “terroristi” e un attivista omosessuale è morto dopo che il suo cranio è stato fratturato a colpi di machete.
Le norme che hanno a che fare con la comunità omosessuale in Africa sono tra le più varie, ma molto spesso vanno in direzione delle discriminazioni. Quest’anno il Botswana ha dichiarato che l’omosessualità non è più fuori legge, ma allo stesso tempo il Kenya ha inasprito le pene.

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