Trento, Corte d’Appello: “Quei bimbi sono figli anche del padre non biologico”. È la prima volta per una coppia gay

Per la prima volta, una Corte d’Appello stabilisce che il padre non biologico di due bimbi nati tramite gestazione per altri, deve essere riconosciuto come genitore, insieme al padre biologico, nel certificato di nascita dei piccoli. È successo a Trento dove in Appello si è disposta la trascrizione del certificato di nascita estero dei bambini. Insomma, anche per l’Italia quei bimbi hanno due padri, senza dover passare dalla stepchild adoption.
padri_gay_gemelli1Articolo 29, l’associazione di giuristi che si occupa di legge e diritti lgbt, ha pubblicato la sentenza emessa ieri e ne sottolinea tre passaggi fondamentali.

I tre passaggi più importanti

Il primo riguarda la considerazione per cui non sussistono i problemi di “ordine pubblico” addotti come motivazione per non trascrivere il certificato che, invece risponde alle esigenze di tutela dei diritti fondamentali dei minori in questione. Il secondo riguarda, ancora, il diritto dei bambini di vedere riconosciuta la continuità affettiva garantita dal legame creatosi tra loro ed entrambi i padri: non riconoscere loro lo status di figli di entrambi, secondo i giudici, pregiudicherebbe l’identità familiare. In fine, i giudici non hanno dato alcun rilievo alla tecnica grazie alla quale i piccoli sono venuti al mondo, considerato come ininfluente rispetto al loro diritto di essere riconosciuti figli di tutti e due i loro padri.

Essere genitori non si basa esclusivamente sulla biologia

La Corte, in sostanza, va oltre l’idea che si possa essere genitori solo se ci è un legame biologico con i figli. Scrivono i giudici che si deve escludere “che nel nostro ordinamento vi sia un modello di genitorialità esclusivamente fondato sul legame biologico fra il genitore e il nato; all’opposto deve essere considerata l’importanza assunta a livello normativo dal concetto di responsabilità genitoriale che si manifesta nella consapevole decisione di allevare ed accudire il nato; la

favorevole considerazione da parte dell’ordinamento al progetto di formazione di una famiglia caratterizzata dalla presenza di figli anche indipendentemente dal dato genetico, con la regolamentazione dell’istituto dell’adozione; la possibile assenza di relazione biologica con uno dei genitori (nella specie il padre) per i figli nati da tecniche di fecondazione eterologa consentite”.

I tribunali, in assenza di leggi chiare

“In assenza di leggi chiare – commenta la presidente di Famiglie Arcobaleno Marilena Grassadonia -, ci auguriamo ora che tutti i tribunali d’Italia seguano la stessa strada, l’unica che al momento possa garantire i nostri figli e le nostre figlie. Purtroppo oggi non è ancora così e i bambini delle famiglie omogenitoriali in Italia hanno diritti diversi a seconda di dove sono nati, a seconda di quale tribunale può decidere sulle loro vite e sulle loro famiglie. È un’ingiustizia che va sanata al più presto”.

“Una sentenza storica”

Per il senatore dem Sergio Lo Giudice si tratta di una “sentenza storica”. “Laddove la politica non riesce – commenta Lo Giudice -, arenandosi su quella adozione del figlio del partner già superata da questa sentenza, arriva la giurisprudenza, grazie alla tenacia di quelle coppie che non si sono arrese all’idea che lo Stato tratti i propri figli come figli di un dio minore”.

Gli fa eco l’associazione radicale Certi Diritti che attacca il Parlamento che continua “a non dare risposte ai genitori dei figli-fantasma del nostro Diritto di Famiglia”. “Congratulazioni ai due papà – conclude il segretario dell’associazione, Leonardo Monaco – e grazie per aver messo a disposizione della causa la vostra storia. La palla torna adesso al Parlamento: confidiamo in un sussulto delle Camere prima che sia un altro Giudice ad infliggere una nuova umiliazione al Legislatore”.

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