Ricordate la vicenda della casa non affittata ad una coppia gay? Succedeva qualche mese fa a Milano e oggi si ripete. Questa volta a Torino. Per più di una volta, due ragazzi gay, entrambi assunti con contratti a tempo indeterminato, si sono visti rifiutare la possibilità di affittare una casa “più grande proprio per essere ancora di più famiglia, per ospitare quando volessero soprattutto pezzi di famiglia e se fosse capitato amici e amiche a cui vogliamo bene come fratelli e sorelle”. Perché? L’ultima proprietaria che ha detto no ha fatto sapere che vuole affittare ad una “famiglia vera”.
A raccontare l’accaduto è uno dei due protagonisti della vicenda, Simone Schinocca, in un lungo post sul proprio profilo Facebook.
“Carini, bella presenza, due tempi indeterminati (uno in una solida azienda con ottimo stipendio, uno per una compagnia teatrale, stipendio un bel po’ più bassetto, ma pur sempre Tempo Indeterminato) – scrive Simone -. Ottima referenza. Non basta: non siete una famiglia”.
Il ragazzo racconta che l’attuale padrona di casa, quando ha saputo che ne cercavano un’altra, c’è rimasta male: “Noooo, avete sempre pagato, mi lasciate una casa più bella di come l’avete trovata – avrebbe detto -, mai nessun problema in quasi 8 anni”.
Ma se siete una coppia gay, lo stipendio fisso e le ottime referenze non bastano.
Simone scrive che non è successo una sola volta.
“Ci era capitato già qualche mese fa… casa bella bella… via Cibrario… – scrive -. La vediamo alle 19.30 ultimo appuntamento. Chiamo agenzia alle 9 del mattino per fare la proposta dopo una notte a parlarne, sognare, far conti e prender misure dei nostri mobili.
L’agenzia ci dice “L’abbiamo affittata, abbiamo ricevuto una proposta (e io penso saranno stati aperti stanotte?!?) e voi non avete garanzie che invece l’altra coppia può garantire!”. Non me l’aspettavo… penso può capitare… in fondo ognuno è libero di dar casa propria a chi vuole”. Certo, una volta può succedere, è chissà quali erano queste garanzie in più, emerse nottetempo.
“Infatti l’agente quando al telefono mi riconosce è felicissima – scrive Simone -. Facciamo la proposta. Diamo le referenze, buste paghe e assegno come da richiesta”. Passano alcuni strani giorni di silenzio, che i ragazzi non si spiegano.
“Oggi (ieri, ndr) l’agente con infinito imbarazzo mi dice: ‘La proprietà non vuole. Vuole una famiglia. Vuole qualcuno che stia a lungo’.” Simone prova a spiegare che nella casa in cui stanno adesso ci hanno abitato per quasi otto anni, che non è poco. Ma l’agente continua: “Lo so Simone, ma vuole una famiglia”.
Se una rondine non fa primavera, una legge non fa uguaglianza, verrebbe da dire.
“Facile dire uguaglianza – continua Simone -? Ma poi alla messa alla prova chi affitterebbe, chi darebbe fiducia a una coppia gay, a una coppia straniera, a una persona di colore… così come quaranta cinquanta anni fa non si “fittava ai meridionali” come raccontava mio padre”.
La coppia è scoraggiata e per ora ha rinunciato a cercare casa. “In fondo una casa ce l’abbiamo già ed è pure bella e a alla nostra casa siamo pure molto affezionati -conclude il ragazzo -. E pensare che volevamo cercare una casa più grande proprio per essere ancora di più famiglia, per ospitare quando volessero soprattutto pezzi di famiglia e se fosse capitato amici e amiche a cui vogliamo bene come fratelli e sorelle. Che tristezza… la discriminazione non è un concetto astratto. È qui… è ora… è ovunque dietro l’angolo”.
“La mia solidarietà e il mio abbraccio a Simone Schinocca, al suo compagno e a tutte e tutti coloro che si sono trovati nella stessa situazione – conclude -. Certo, un privato cittadino può fare quello che vuole, anche dimostrarsi profondamente ignorante e cattivo. E anche fare schifo”.
Anche il circolo Arcigay Ottavio Mai rende nota la propria vicinanza alla coppia. “Una notizia che ci porta brutalmente indietro di decenni – scrive in una nota la presidente Francesca Puopolo -. Pensare che una coppia di ragazzi, che si ama, che vive insieme e che ha progetti per il futuro, non sia ritenuta una vera famiglia pone un grave problema di disparità”. “La lunga strada per la conquista di una vera e piena uguaglianza – conclude Puopolo – passa attraverso una cultura di rispetto e di accoglienza. Alla coppia va la solidarietà personale e dell’associazione: non arrendetevi davanti a questo momento difficile noi come tutte quelle persone che hanno a cuore la libertà e i diritti civili saremo sempre dalla vostra parte”.
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