Il Telefono Rosa si schiera contro i movimenti cosiddetti no-gender e contro la propaganda che agita il fantasma di qualcosa che non esiste, terrorizzando i genitori.
Lo fa con un comunicato, stampa diffuso ieri, in cui le donne dell’organizzazione si dicono “sbigottite” per la “strisciante campagna di disinformazione”. Il primo effetto di questa campagna è, secondo Telefono Rosa, “un gravissimo tentativo di fermare l’attuazione della legge negli articoli dedicati all’inserimento dell’educazione di genere e approvati nella Buona Scuola”.
“Una quantità smisurata di messaggi telefonici, video che possiamo definire elegantemente ‘più che fantasiosi’ e pieni di stereotipi, locandine ed eventi che demonizzano un pericolo, del tutto inesistente, su presunte manipolazioni dei più piccoli – continua la nota -. Abbiamo deciso, per questo, di dare il nostro contributo a un minimo di verità, dal momento che aver introdotto l’educazione di genere nelle scuole ha, a nostro parere, una portata storica”.
“Basterebbe – continua l’associazione – leggere il primo articolo testo del ddl che ha aperto la strada a questo grande passo, il presupposto primo dell’educazione di genere. Ma, ad arte, questo messaggio è distorto e viene diffuso ben altro. La campagna manipolatoria in atto fa sì che le informazioni vengano volutamente modificate e si sottendano pericoli legati a una imposizione di orientamenti sessuali per bambini o bambine, con chissà quali pratiche demoniache”.
Poi ricorda il proprio impegno per la parità di genere portato avanti “da moltissimi anni”.
A difesa dell’educazione di genere introdotta con la Buona Scuola, Telefono Rosa “accoglie, con piena soddisfazione, l’introduzione di programmi scolastici che sapranno interrompere la sub-cultura degli stereotipi e dei luoghi comuni che inchiodano maschi e femmine a un modello comportamentale predefinito”.
Se non bastasse la legge e il buon senso, Telefono Rosa chiama in causa pure la Convenzione di Istanbul che obbliga i governi a rendere strutturale l’educazione di genere. Un documento definito “faro illuminante di azioni fondamentali che il Governo deve realizzare per prevenire la violenza di genere e per promuoverne la parità. L’educazione di genere è fondamentale per contrastare la violenza”.
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