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Torino: Silvana De Mari condannata per diffamazione contro la comunità lgbt

Silvana De Mari è stata condannata dal Tribunale di Torino per avere diffamato la comunità LGBT. La dottoressa e scrittrice di libri fantasy, dovrà pagare 1500 euro di ammenda per le parole usate contro le persone omosessuali. L’accusa ne aveva chiesti solo 1000: le ragioni per cui l’ammenda è stata aumentata si sapranno solo quando saranno pubbliche le motivazioni della sentenza, tra 30 giorni.
Contro di lei si erano costituiti parte civile il Coordinamento Torino Pride, che aveva sporto la querela, e poi anche Rete Lenford – Avvocatura per i diritti LGBT. Alle due associazioni, De Mari dovrà versare 2500 euro ciascuna, oltre che pagare le spese legali.

“Una sentenza storica”

“Stanchi di essere insultati abbiamo deciso di rivolgerci al tribunale con un esposto e lasciar decidere la giustizia rispetto a quello che abbiamo ritenuto fosse lesivo della dignità di tutte le persone lgbt” commentano a Gaypost.it Alessandro Battaglia, coordinatore del Torino Pride all’epoca dell’esposto, e Giziana Vetrano, attuale coordinatrice. “Abbiamo ottenuto due grandi successi – continuano -: il primo è stato il riconoscimento della nostra associazione come parte civile nel procedimento. Il secondo è essere stati riconosciuti come persone offese dal reato di diffamazione”.
“Non possiamo che definire questa una sentenza storica – concludono -: è la prima volta in Italia che un Tribunale accetta la costituzione di un’associazione LGBT come parte civile in un procedimento per diffamazione e siamo molto contenti di avere riparato, almeno in parte, all’offesa dell’onore e della dignità delle persone lgbt. E’ finita l’epoca in cui la nostra comunità subiva insulti e offese passivamente”.

La denuncia del Mieli

Contro la dottoressa De Mari pende un’altra querela per diffamazione presentata dal Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli di Roma a seguito di dichiarazioni in cui De Mari attaccava direttamente il circolo oltre che lo stesso Mieli definito “cantore di pedofilia, necrofilia e coprofagia”. “Posso assumere che tutti gli iscritti provino simpatia per queste pratiche – aveva scritto la dottoressa -? O che almeno non ne provino nausea? Posso? E così tutto diventa lecito in quanto non è patologico, non è una malattia”. Di queste dichiarazioni De Mari dovrà rispondere in Tribunale a fine marzo del prossimo anno.

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