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Il sesso estremo e il BDSM fanno bene alla creatività

Da un recente studio è emerso che praticare il sesso estremo può favorire la creatività. I partecipanti allo studio sono stati sottoposti ad alcuni test prima e dopo aver praticato il sesso estremo. I risultati hanno mostrato come gli stati mentali successivi alle pratiche erotiche di questo tipo risulterebbero alterati e strettamente connessi alla creatività. Tali pratiche, inoltre, contribuirebbero a diminuire lo stress e ad aumentare l’eccitazione sessuale, ma questo effetto è tipico del sesso e si riscontra anche nella sessualità più classica.

Quando si parla di “sessualità alternativa” o “sessualità estrema” si pensa ormai velocemente al famoso romanzo “50 sfumature di grigio” di E.L. James che ha raccontato un mondo (seppur con non pochi limiti) rimasto nascosto al grande pubblico fino a poco tempo fa. In realtà, c’è molto di più e lo studio di cui in apertura mostra un’effettiva curiosità in un mondo poco esplorato. Definire “estrema” una pratica erotico-sessuale significa riconoscere l’espressione complessa e controversa del piacere e del gioco di coppia (Quattrini, 2015). I comportamenti sessuali atipici sono una modalità altra di vedere e vivere l’esperienza intimo-sessuale, un modo che esiste da sempre, ma che solo negli ultimi tempi sembra “scoprirsi” ed acquisire più visibilità, proprio perché si sta cercando di uscire da quel pregiudizio e fraintendimento di comportamenti sessuali ritenuti bizzarri, deviati, malati o “perversi”, ma che, invece, si caratterizzano più semplicemente, per trasgressività.

Il BDSM è, quindi, un movimento sociale e culturale che racchiude centinaia di pratiche volte alla sperimentazione di una nuova modalità erotica e moltissimi modi e situazioni erotico-sessuali in cui il partner si abbandona alla volontà e alle fantasie dell’altro (Ayzad, 2014). BDSM, sinteticamente, racchiude in sé una serie di significati specifici riferiti alle pratiche più diffuse e praticate nella sessualità estrema e che promuove l’erotismo distaccato dalle patologie mentali e dai crimini che nel passato ne hanno condiviso l’etimologia, creando confusione, pregiudizi o semplicemente equivoci spiacevoli.

Sinteticamente: “B” sta per Bondage, che dall’inglese significa “legame” per cui corde, nodi e lacci diventano necessari ed indispensabili, sottolineando condizioni di “costrizione” o “schiavitù” vissute liberamente nel gioco erotico estremo del “fammi tutto ciò che vuoi!”; “D” ha un significato doppio, di Dominazione e Disciplina, riferendosi da una parte al piacere di lasciarsi guidare nelle proprie esperienze, vissuti e sensazioni dalla volontà del partner e dall’altra rappresenta colui che domina nell’atto sessuale (il master o la mistress) e impone regole alla/al sottomesso (il o la slave) che implicano una punizione qualora fossero trasgredite, lasciando ampio margine e gusto alle persone coinvolte di “scegliere fin dove si voglia spingere questo aspetto della relazione”. “S”, che sta per Sadismo, consiste nel gioco di far sperimentare al proprio partner una fisicità dimenticata, in un contesto erotico di grande coinvolgimento. In questo gioco è inutile opporre resistenza! La “M”, di Masochismo, si riferisce a quelle persone che hanno imparato a sperimentare attraverso la propria sensorialità, e all’interno di una situazione erotica, quegli stimoli intensi provocati da una sensazione di dolore, facendone un’esperienza positiva ed altamente eccitante (Ayzad, 2004).

Ma un altro acronimo che accompagna il BDSM e che è bene non perdere mai di vista è quello SSC. Dove, rispettivamente Sano, Sicuro e Consensuale rappresentano i principi fondanti del gioco erotico-sessuale nelle pratiche BDSM. Solo rispettando queste regole, ma soprattutto rispettando se stessi e l’altro diverso da sé si può giocare ad una sessualità cosiddetta estrema, ma comunque adulta, in modo che ognuno possa interpretare la grande varietà di questa dimensione erotico-sessuale nel modo più adatto possibile alla propria personalità e alle proprie caratteristiche (Ayzad, 2004).

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