Sense8 e il senso profondo della lotta per i diritti Lgbt

Parliamo di Sense8? Parliamone. E come si dice in questi casi: attenzione, questo articolo contiene spoiler. È uscita il 5 maggio, su Netflix, la seconda stagione e ammiratori e ammiratrici commentano entusiasticamente, evocando l’arrivo della terza e salutando la serie di Lana e Lilly Wachowski – le due sorelle transgender già note per l’ideazione della saga di Matrix – come una delle migliori mai prodotte per il piccolo schermo. Dal punto di vista della gay community, poi, il telefilm è un vero e proprio gioiello per il suo contenuto dall’elevato valore militante. Valore ora manifesto, ora celato tra situazioni e nell’avvicendarsi di una trama sempre più complessa e avvincente.

Il discorso di Lito

sense8-litoTra i momenti più “politici” c’è il discorso di Lito Rodriguez alla prima del suo nuovo film. Questo personaggio – interpretato da Miguel Ángel Silvestre – è un attore messicano e omosessuale. Vive con Hernando ma mantiene segreta la sua relazione per non scontentare le sue fan. Sottoposto ad outing, la sua carriera subisce una frenata. Decide così, anche se faticosamente, di rendere pubblica la sua relazione ma le difficoltà non mancano: viene sfrattato, i ruoli nei film scarseggiano ed è costretto a subire il dileggio del mondo dello spettacolo del quale prima era uno dei protagonisti assoluti. Alla sera della prima una giornalista lo incalza su alcune foto che lo ritraggono in scene di sesso insieme al suo compagno. La sua risposta, dopo una prima esitazione, è sorprendente.

Le etichette contro la comprensione

All’invito a parlare della sua sessualità, perché la giornalista “vuole capire”, il protagonista della scena risponde così: «Tu non vuoi capire proprio niente, perché le etichette sono all’opposto della comprensione» e in questo passaggio si sovrappone l’immagine, tenera e vigorosa, di Nomi Marks (il personaggio MtoF che vive una storia con Amanita). La scena prosegue mentre la giornalista lo incalza ancora sulla sua vera identità. «Vuoi dire io chi sono?» chiede ancora Lito, mentre tutti gli altri “senzienti” si avvicendano, entrando così nella narrazione,  «vuoi dire da dove vengo? Cosa faccio, cosa sono? Vuoi dire cosa vedi? Vuoi dire chi amo? Vuoi dire cosa ho perso? Io chi sono? Immagino di essere esattamente uguale a te. Né meglio, né peggio. Non c’è nessuno che sia stato o mai sarà esattamente uguale a te o a me». Un poderoso inno alla diversità come valore e all’uguaglianza come obiettivo, a ben vedere.

“Non cambia niente per chi non rischia mai”

sense8-cast-completoL’omosessualità di Lito, ancora, diviene specchio del coraggio della cerchia dei suoi compagni d’avventura. L’uomo, la cui carriera sembra finita, torna in un bar dove aveva conosciuto un ragazzo tempo prima, le cui parole lo illuminano e gli danno la forza per continuare. Dopo il loro incontro, il giovane trova il coraggio di chiedere al suo compagno di sposarsi. «Il coraggio è una cosa contagiosa», commenta Cafeus in connessione mentale. Ed è lì che Will, il poliziotto in fuga dal suo persecutore, comprende il senso della sua lotta: «Non cambia niente per chi non rischia mai». Nascondersi senza lottare non è una strategia vincente. Occorre venire fuori: fare, in altre parole, “coming out”.

Nel nome dell’autodeterminazione

Il coraggio. È una parola che torna di continuo, nella seconda stagione. Quasi il suo motivo ispiratore. Ed è in nome di esso che emergono i momenti più intensi e le frasi più belle. Le parole che ci pongono di fronte a tutte le nostre paure: «Non puoi vincere una lotta proteggendo te stesso», rivela Sun quando le chiedono se è disposta a rischiare la vita per sconfiggere i loro nemici. E non è forse, questo, quel respiro che manca quando decidiamo di rivelare noi stessi? Decidiamo di smettere di proteggere il nostro castello di bugie e di non detti per qualcosa di più grande: la pienezza della nostra vita. «La paura non ha mai risolto niente», continua Wolfgang. E poi ritorna lo splendido personaggio di Nomi, che dà un senso profondo e politico, a quel coraggio quando dice: «La tua vita può essere definita dal sistema o dal modo in cui sfidi il sistema». Non è quello che chiamiamo “autodeterminazione”, quel ribellarsi alla norma?

Lo spirito di comunità

sun-sense8Ad un certo punto della stagione, gli otto protagonisti capiscono di dover trovare quanti più dei propri simili per vincere la lotta alla sopravvivenza. «Siamo molti di più di quanto pensassimo», realizza Will. «Noi dobbiamo trovare gli altri», comprende Riley. Anche qui emerge lo spirito di comunità. Sapere di essere un insieme, una forza che può marciare unita. Abbandonare insomma la sindrome di vedersi, secondo una metafora che ci è nota, come “l’unico (gay) del villaggio”. E quando questo avviene, Riley ricorda che per tutta la vita ha tenuto lo sguardo basso, fino a quando qualcuno non le ha fatto alzare gli occhi. E non ritroviamo, in questa immagine, quella di perdere lo sguardo ferito a cui alludeva Allen Ginsberg?

La diversità come colonna portante

Tutti questi elementi – ora palesi come le ambientazioni nei vari pride, da San Francisco a San Paolo del Brasile, ora più indiretti – si sposano a tematiche altre, come quella della solidarietà femminile di fronte alla violenza di genere, come nel rapporto tra la splendida Sun e le sue compagne di cella. O la critica sulla povertà e alle diseguaglianze sociali, come avviene per il filone incentrato su Cafeus. Temi che ci vengono restituiti attraverso una fotografia, delicata e allo stesso tempo potente ed evocativa, da una regia che si trasforma in poesia dell’immagine e dal supporto di una colonna sonora capace di vette di intenso lirismo. Un’opera non solo da vedere, per il gusto della narrazione, ma in cui ritrovare il senso di battaglie che sono le nostre. Per rispecchiarsi in qualcosa di più di un modello positivo: un modello in cui essere diversi è colonna portante e non più eccezione da comprendere e valorizzare. Un passo avanti notevole.

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