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Senato, nasce la Commissione contro il femminicidio: Malan: “Togliete ‘genere’ dal nome”

Con 227 voti a favore e 5 astenuti, ieri il Senato ha approvato l’istituizione della “Commissione d’inchiesta contro il femminicidio e contro ogni forma di violenza di genere”. La commissione sarà composta da venti membri ed ha il compito di indagare il fenomeno e verificare l’attuazione e l’efficacia delle leggi e delle misure messe in campo finora, oltre che di fare delle proposte.
L’istituzione della commissione, che resterà in carica un anno, rientra nel recepimento della Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne.
“Abbiamo visto un fronte abbastanza compatto, su questo provvedimento – commenta a Gaypost.it il senatore Sergio Lo Giudice (Pd) -, nonostante le solite contestazioni del senatore Malan e qualcun altro sull’uso del termine ‘genere’. Secondo lui c’era un qualche riferimento alla solita ‘teoria gender’. Ma il termine è rimasto e il voto è stato favorevole”.

Le dichiarazioni di Malan in aula

Basta leggere i resoconti della seduta di ieri pomeriggio per vedere come Lucio Malan ha contestato l’uso di “genere”.
“In questo caso – ha dichiarato Malan prima del voto – parliamo di un fatto molto chiaro: parliamo di uomini che uccidono donne. Questo è il punto. Non si vede quindi perché tirare a mano la parola «genere», che va iscritta nell’ottica di una certa teoria o ideologia, comunque la si voglia chiamare. Ad ogni modo non è quando indicano il nostro vocabolario o la nostra legge in tutti gli altri casi. Uomini e donne, infatti, sono due sessi; ognuno può avere le teorie che vuole, ma non c’entra con questo. Sarebbe come se in un provvedimento degli anni Sessanta o Settanta le categorie sociali con reddito più basso fossero state definite con il termine «proletariato»; sarebbe stata, cioè, una ideologizzazione che non ha cittadinanza“.

Un’obiezione simile era già stata sollevata dalla senatrice Stefani (Lega Nord) a cui la relatrice, la senatrice Lo Moro (Pd) aveva risposto: “Vorrei chiarire che il termine violenza di genere viene utilizzato per la Commissione d’inchiesta così come è stato utilizzato nella legge n. 119 del 2013 e nell’accezione che a questo termine ha dato la Convenzione di Istanbul. La tendenza, cioè, è quella di non cambiare terminologia ogni volta che si disciplina o si entra nel merito di un argomento”.

Per la Lega, i femminicidi sono colpa dei migranti

La stessa senatrice Stefani, nella dichiarazione di voto, ha sostenuto che “attualmente le gravi forme di violenza vengono perpetrate nei confronti di donne che si trovano sottomesse in virtù di irragionevoli dettami fanatico-religiosi. Stiamo parlando di un fenomeno che sta aumentando, frutto di un’immigrazione consistente, che ormai è cosa ben nota. Ricordiamo che l’86 per cento delle donne islamiche presenti in Italia sono analfabete e non conoscono neppure il sistema alfanumerico”.

“Stiamo pensando che l’80 per cento di queste donne non esce di casa se non accompagnate – ha continuato la senatrice -. Pertanto, ci troviamo di fronte a una realtà di donne che vivono segregate in casa o comunque segregate in un microcosmo culturale dove esse credono che quella sia la verità. E non hanno nemmeno la capacità o gli strumenti per poter ribellarsi alle violenze commesse in casa; violenze che non sono solo fisiche, ma anche psicologiche. Purtroppo, come testimoniano i casi che leggiamo sui giornali o ascoltiamo, donne e ragazze vengono ammazzate magari perché non ottemperano o non si sottomettono all’obbligo di un matrimonio combinato. Sono queste le tragedie femminili che dobbiamo evitare e che non si evitano semplicemente prevedendo fattispecie di reato o istituendo Commissioni d’inchiesta”.

I dati dei femminicidi nel 2016

Basta vedere lo speciale del Corriere della Sera sui 116 casi di femminicidio del 2016 per rendersi conto che le affermazioni della senatrice leghista sono prive di fondamento. Le donne di origine straniera uccise nel 2016, infatti, sono 20. Di queste 4 sono di origini sudamericane, una statunitense e 2 uccise da italiani. Di alcune delle altre non è noto il nome (e quindi l’origine) dell’assassino. Tra loro alcune prostitute uccise, sospettano gli inquirenti, da clienti o dall’uomo che le sfruttava.

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