Aspettando Sanremo 2018, Valeria Vaglio: “Mai pentita di aver cantato l’amore lesbico su quel palco”

Si è presentata così all’intervista: tacchi a spillo, una mini gonna vertiginosa e piume sintetiche e glitter come se non ci fosse un domani.
Ovviamente stiamo parlando della nostra Courtney Cock: che avevate capito?
Perché invece Valeria Vaglio, che ci ha concesso quest’intervista, è bellissima senza bisogno di artifizi.
Sta per cominciare la settimana del Festival Nazional Popolare per eccellenza, la settimana della musica italiana (stiamo parlando di Sanremo, chiaro no?), e per introdurla al meglio abbiamo deciso di fare qualche domanda a chi quel palco lo ha calcato come artista, peraltro portando una canzone legata ai nostri temi e in tempi in cui i laccetti arcobaleno all’Ariston erano utopia.

Fra pochissimi giorni inizierà la 68sima edizione del Festival di Sanremo, esattamente dieci anni dopo l’edizione che ha visto la tua partecipazione. Quali ricordi e quali emozioni ti vengono in mente di quei giorni?
Di quella settimana ho ricordi moto vividi, non si dormiva mai, sempre circondata da gente in perenne movimento. Dalle 8 del mattino c’è un planning molto preciso dei posti in cui andare e delle persone da incontrare. Ricordo benissimo il momento in cui si aprì la porta che mi portò sul palco. La prima cosa che pensai fu: “Non cadere dalle scale!!”.
Poi svuotai la testa e cominciai a cantare come se mi trovassi su un palco di un teatro qualsiasi, senza pensare alle telecamere e a tutto il contorno. È un’esperienza che auguro a qualsiasi artista.

Con “Ore ed ore” sei stata la prima a portare sul palco dell’Ariston una canzone che parlava di amore lesbico: come mai quella scelta? E ti sei mai pentita di averla fatta?
Pentita? Mai.
Era una canzone d’amore, scritta esattamente com’è stata cantata sul palco dell’Ariston. Onestamente non ho mai pensato sarebbe arrivata lì, ma non mi è mai venuto in mente di cambiare una singola sillaba.

Proprio pochi giorni fa sulle pagine di Rolling Stone Tiziano Zantonello ha pubblicato una lettera a Tiziano Ferro dicendo: “se sei gay non cantare etero”. Cosa ne pensi?
Tutti pensano che il cantautore parli sempre di se stesso nelle proprie canzoni. Gran parte delle volte è così, ma non si può sempre attingere dal proprio vissuto, anche perché i dischi diventerebbero delle autobiografie ripetitive e probabilmente anche noiose. Il cantautore osserva il mondo, fa proprie le vite degli altri, le racconta filtrandole attraverso la propria sensibilità. Non vedo cosa possa entrarci tutto questo con la propria identità sessuale.

In “Ore ed ore” ad un certo punto canti: “il nostro letto all’improvviso si trasformò in altare”. Nel 2008 un matrimonio fra donne in Italia sembrava un miraggio. Oggi è più o meno realtà: cosa ne pensi delle unioni civili? E quale è, secondo te, la situazione oggi per le persone gay e lesbiche in Italia?
Sono stati fatti dei passi avanti, è vero. Grandi? Per un paese come l’Italia probabilmente sì. Non così grandi se pensiamo a quello che succede in Europa, all’interno della quale rappresentiamo un po’ il fanalino di coda. C’è tanto da fare ancora.

Qual è il tuo rapporto con la comunità lgbt? Hai partecipato al Bologna Pride del 2008: cosa ne pensi di questi eventi e delle polemiche che si trascinano ogni anno?
Credo che informazione e sensibilizzazione abbiano tanti corridoi per poter essere veicolate. Il Pride è un modo giocoso e divertente per la comunità LGBT di manifestarsi, il modo decisamente più accattivante per attrarre attenzione. Mi auguro che presto, anche grazie agli artisti, altrettante iniziative possano creare interesse senza necessariamente creare clamore.

Per finire proviamo a parlare un po’ di te e a giocare con i titoli di due delle tue canzoni più famose: dicci quale è il tuo vizio migliore?
La mia parte romantica ti risponde “l’amore”, la mia parte cinica e disincantata dice “le nottate, i Moscow Mule, le sigarette e del gran sesso”, quella artistica “scrivere canzoni”. Ce ne sono altre, ma sorvolerei…

Riprendendo infine il titolo della tua ultima hit, “Mi faccio un regalo” (con un bellissimo video girato a Parigi) dicci qual è il regalo che vorresti davvero farti? E quale regalo faresti a noi bellissime Beagles?
Se potessi mi regalerei del tempo. E lo regalerei pure a voi così potete venire a Milano al concerto del 2 marzo: qui!!
(continua dopo il video)

Be’ se sopravvivremo a questo Festival e alla diretta twitter di Sanremo che faremo per Gaypost.it tutte le sere, il 2 Marzo ci saremo sicuramente! Ma quello che Valeria non sa ancora è che ci aspettiamo un vip pass per stare sotto il palco e fare le sue groupies urlanti!
Si pentirà di questo invito! 🙂

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