Radio Maria e unioni civili: il Vaticano chiede scusa solo ai terremotati

radio_mariaLa notizia che a Radio Maria si sia speculato sulla sciagura del sisma per attaccare le unioni civili alla fine è arrivata in Vaticano. I fatti li conosciamo bene: «È  il 30 ottobre» racconta, sull’Espresso, Simone Alliva «e sono passate solo dodici ore dall’ultimo devastante terremoto che ha sconvolto il centro Italia, ai microfoni dell’emittente viene spiegato: “Dal punto di vista teologico questi disastri sono una conseguenza del peccato originale, sono il castigo del peccato originale, anche se la parola non piace. […] Arrivo al dunque, castigo divino. Queste offese alla famiglia e alla dignità del matrimonio, le stesse unioni civili. Chiamiamolo castigo divino”.»

E da Oltre Tevere arriva la condanna, come riporta Repubblica, e senza appello: «Sono affermazioni offensive per i credenti e scandalose per chi non crede» afferma, perentorio, monsignor Angelo Becciu, tra i fedelissimi di Bergoglio e numero due della Segreteria di Stato, ribadendo che quel tipo di affermazioni vanno «datate al periodo precristiano e non rispondono alla teologia della Chiesa perché contrarie alla visione di Dio offertaci da Cristo che ci ha rivelato il volto di Dio amore non di un Dio capriccioso e vendicativo». Becciu quindi chiede scusa: «I terremotati ci perdonino, a loro va la solidarietà del Papa». Le scuse, tuttavia, si fermano qui. Ed è qui che si genera un corto circuito in un processo che se da una parte cerca di arginare un certo tipo di comportamento, dall’altro finisce per avallarlo, implicitamente.

cavalcoli

Giovanni Cavalcoli

Parliamoci chiaro: utilizzare un argomento di dibattito, anche aspro, come quello sulle unioni civili per motivare una tragedia come quella avvenuta nelle settimane scorse, è segno di sciacallaggio politico prima ancora che religioso. Non si dovrebbe mai utilizzare la vita politica di una nazione per rendere meritevole la sua popolazione di disastri e calamità e questo varrebbe per qualsiasi argomento messo in campo: sarebbe stato valido ieri per la legge sulla 194 o varrebbe domani in caso di approvazione dell’eutanasia. Quindi, prima di parlare di omofobia, nel caso delle parole di Giovanni Cavalcoli – il frate domenicano al centro delle polemiche, che nel frattempo è anche stato sospeso dall’emittente radiofonica – parlerei, appunto, di sciacallaggio finalizzato ad ingerenza.

Premesso dunque che mai andrebbe fatto questo tipo di apparentamenti, per i risvolti morali (non si specula sul dolore degli altri per questioni legate alla propria ideologia o fede) e politici (la chiesa resti al suo posto e non ingerisca sulla vita democratica del nostro paese) che questi portano con sé, c’è l’altro aspetto della vicenda: ad esser state ferite non sono solo le persone colpite dal terremoto, ma anche quelle migliaia di coppie di gay e lesbiche che sono i destinatari della legge. Com’è d’abitudine nelle narrazioni stigmatizzanti contro l’omosessualità, questa viene utilizzata come fenomeno che causa disgregazione sociale, danno collettivo, elemento di pericolo per tutti e tutte. Radio Maria ha dunque cavalcato un procedimento retorico standard per attaccare la comunità arcobaleno, forse nel tentativo di orientare su di essa una maggiore riprovazione sociale sull’onda dell’emotività dettata dal momento.

bacciu

Angelo Becciu

Padre Bacciu ha dunque chiesto perdono solo ad una delle due categorie tirate in ballo ovvero le vittime del sisma. L’altro gruppo sociale attaccato, quello delle persone Lgbt, non ha ricevuto una sola parola di scuse da parte della chiesa ufficiale. E se scomodare Dio per giustificare fenomeni catastrofici è atteggiamento pagano, non riconoscere il proprio errore – che dal primo, per altro, discende – perché i destinatari di quelle parole odiose sono considerati “peccatori” dalla dottrina ufficiale, quindi in nome di quello stesso dio, è un fatto di omofobia. Sentimento in cui eccelle, ancora oggi, la chiesa cattolica romana. E, se ci è permesso dirlo, forse non meno “pagano”.

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