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Quel giornale è “razzista” e “intollerante”: Lego mette fine alla pubblicità sul Daily Mail

“Quando è troppo, è troppo” devono aver borbottato nell’ufficio marketing di Lego, mettendo la parola fine ai rapporti commerciali con il tabloid conservatore Daily Mail.
Ma partiamo dal principio. Lo scorso 3 novembre il giornale britannico dedicò un articolo ai giudici dell’Alta Corte a seguito di una sentenza sull’uscita del Regno Unito dall’Europa. “Ecco i giudici che hanno bloccato la Brexit: uno ha fondato un gruppo legale europeo, un altro è costato ai contribuneti milioni di contribuenti e il terzo è un gay dichiarato ex schermidore olimpico” titolò il Daily Mail scatenando un mare di polemiche. Tra la tante parole spese, tra cui un’imperdibile tweet di J.K. Rowling, c’è il post di un certo Bob Jones il quale, invece di inveire contro la testata, si è rivolto alla celebre azienda di mattoncini colorati, rea di finanziare la rivista attraverso le sue campagne pubblicitarie.

Cara Lego -scrive Jones sulla bacheca Facebook dell’azienda daneseLego, per me, è sempre stata un’azienda che ha prodotto giochi inclusivi. Rompendo le barriere tra i sessi, stimolando la fantasia e la creatività dei bambini. La collaborazione con il Daily Mail è sbagliata. Un’azienda come la vostra non dovrebbe sostenere un giornale del genere. Mi detesto quando dico a mio figlio che non può avere il kit della Lego allegato al giornale, ma gli ho spiegato che quel giornale racconta bugie, come accade con alcuni dei suoi compagni di scuola. Anche il mio bambino di sei anni capisce che quello che scrivono è sbagliato”.

Il post è divenuto presto virale raccogliendo migliaia di condivisioni ed apprezzamenti e, dopo una prima deludente risposta di Lego, l’utente ha rincarato la dose, con un nuovo messaggio.
Titoli e articoli, sia sulla carta che online, sono andati oltre le semplici opinioni. Si sono diretti verso una discriminazione senza ritegno nei confronti di alcuni pezzi della nostra società. Questo sentimento è in crescita nel Regno Unito e sta causando sempre più problemi a determinati individui. La discriminazione non è una posizione politica. Non è una questione di fede. È fondamentalmente sbagliata. Avere come obiettivi gruppi di persone, gettandoli in una luce negativa, non rispecchia gli standard dei vostri progetti aziendali. La discriminazione genera xenofobia, razzismo e diffidenza nei confronti della gente, che non li merita. Vi chiedo di leggere gli ultimi titoli del Daily Mail. Mettete da parte l’opinione politica e fate caso a ciò che resta. Sono certo di non essere l’unico a rendersi conto che si tratta di qualcosa che fomenta odio”. E aggiunge: “I vostri omaggi [in allegato al giornale, ndr.] indubbiamente aiutano ad accrescere la diffusione del Daily Mail. Pertanto, indirettamente la vostra azienda aiuta a condividere il suo messaggio”. Altro che libertà di opinione e di stampa! I capisaldi di certa stampa sono spesso le campagne d’odio: questa violenza -è la richiesta di Bob Jones e di tantissimi commentatori- va fermata tagliando il cordone ombelicale dei finanziamenti.
Così è stato: “Il nostro accordo con il Daily Mail è cessato e non abbiamo in programma nessuna attività promozionale con il giornale” ha annunciato l’azienda.

Stop Funding Hate: la battaglia contro la stampa dell’odio

Il caso Daily Mail-Lego è solo una piccola vittoria contro la stampa dell’odio. Il tema, molto sentito nel Regno Unito, ha dato vita alla campagna Stop Funding Hate. Questa è in prima fila nel fermare le aziende che si fanno pubblicità e quindi forniscono fondi a quelle testate inglesi, come il The Sun, il Daily Mail o l’Express, che usano la paura e la divisione per vendere più copie.  Nel Regno di Elisabetta, la battaglia di continua; l’Italia potrebbe prendere spunto.

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