Queer world: Ungheria e Ucraina, qualsiasi cosa pur di discriminare le persone lgbti

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Il sindaco László Toroczkai, nella foto ritratto mentre fa il saluto romano ad una partita della Lazio

UNGHERIA – Niente Islam, burkini e omosessualità dentro Ásotthalom
László Toroczkai è il sindaco di estrema destra di Ásotthalom, un comune di 4000 anime al confine serbo-ungherese, poco distante dalla famigerata cortina di ferro eretta per volere di Viktor Orbán nell’estate del 2015 per impedire ai flussi migratori di accedere nel paese della principessa Sissi. Già lo scorso anno il nerboruto sindaco dello sperduto paesino di campagna aveva fatto parlare di sé per il lancio di una campagna video in stile action movie per lanciare un avvertimento ai migranti: “l’Ungheria è il paese sbagliato per voi, e Ásotthalom è la scelta peggiore che potreste mai fare”. Ebbene, questo Chuck Norris della politica ha colpito ancora introducendo tre nuove ordinanze che mirano ad ostacolare la libertà religiosa: 1) è vietata la costruzione di qualsiasi edificio che possa espletare una qualsiasi funzione religiosa al di fuori di quella cristiana cattolica, nonché deturpare il tradizionale aspetto cristiano del paese; 2) è vietato l’adhan (il richiamo alla preghiera, la versione islamica dei rintocchi di campana) perché, ha spiegato il primo cittadino, “potrebbe spaventare la comunità”; 3) è vietato coprirsi totalmente il corpo o anche solo coprirsi il capo in pubblico, nonché, ovviamente, indossare il burkini, il temibile costume-tuta che sconvolse la Francia l’estate scorsa. Ciliegina sulla torta, il sindaco ha inoltre fatto sua e adottato la legge anti-propaganda LGBTI vigente in Russia: “In questo paese – ha dichiarato Toroczkai- ci troviamo circondati da pagani: siamo minacciati dai migranti che vengono dal Sud, mentre la nostra società è presa di mira dagli estremisti liberali dell’Ovest”. Da questo momento nel Comune di Ásotthalom sarà vietato mostrare anche una bandiera arcobaleno, contestare in pubblico la Costituzione ungherese, recentemente modificata per specificare che il matrimonio può soltanto essere un’unione tra un uomo ed una donna, nonché mostrare pubblicamente segni di affetto nei confronti di persone dello stesso sesso.
La battaglia del sindaco è solo all’inizio. Il prossimo obiettivo è di estendere le sue sue leggi ad altri comuni di simili vedute “per proteggere la nostra patria”.

orlando-cruz-pugile-gay-dichiarato-arcobalenoPUERTO RICO – Titolo mondiale, il pugile Orlando Cruz non ce la fa
Niente da fare per El Fenómeno”: Orlando Cruz ha perso il match di ieri sera, presso la Motorpoint Arena di Cardiff, contro Terry Flanagan che avrebbe potuto incoronarlo primo campione del mondo gay dichiarato.
Nato a Yabucoa trentacinque anni fa, Cruz è conosciuto per il suo carattere estremamente caparbio: la sua carriera non è ancora finita e forse lo vedremo ancora sul quel ring per giocarsi il titolo mondiale.
Nonostante l’esito della gara, Cruz continua ad essere un punto di riferimento per la comunità LGBTI nel mondo dello sport dopo il suo coming out nel 2012. A dimostrazione del suo impegno per la causa, fra le tante iniziative, impossibile non citare il suo tributo dopo la strage di Orlando: lo scorso luglio dedicò la vittoria contro Alejandro Valdez alle vittime del Pulse salendo sulla bilancia in slip arcobaleno e facendo suonare la campana 49 volte, un rintocco per ogni vittima.

ucraina-manifestazione-lgbtUCRAINA – L’ Europa tutela le persone LGBTI. Governo ucraino pronto a tutto per mantenere le discriminazioni
Il Parlamento ucraino ha rifiutato di accettare una clausola della Convenzione di Istanbul che considera la discriminazione delle persone LGBTI una violazione dei diritti umani. Sebbene il Governo dell’ex stato sovietico si trovi d’accordo ad adottare legislazioni che aiutino a prevenire abusi e violenze domestiche nei confronti delle donne, al tempo stesso ritiene la protezione dei diritti della comunità arcobaleno un affronto ai valori cristiani del paese. ”La Convenzione di Istanbul presenta diversi aspetti che troviamo inammissibili per la nostra società”, ha dichiarato il populista Igor Mosiychuk del Partito Radicale. Mentre il Presidente pro-EU Petro Poroshenko non si è ancora espresso in merito alla decisione del Parlamento, il suo partito ha annunciato di voler modificare il testo della Convenzione affinché non includa riferimenti né all’identità di genere né all’orientamento sessuale. Se ciò si verificasse, sarebbe un ulteriore passo indietro per il paese in fatto di diritti lgbt. Già nell’ottobre 2015, l’Ucraina decise di mantenere in vigore una legge che garantisce ai datori di lavoro il diritto di licenziare i propri dipendenti LGBTI proprio sulla base della loro identità di genere e/o orientamento sessuale. Questa decisione costò al popolo ucraino la possibilità di libera circolazione nell’area Schengen ma, a quanto pare, il governo di Kiev è più interessato a mantenere in vita le discriminazioni in nome della religione cristiana ortodossa.

tyrone-unswoth-famiglia-bullismo-omofobicoAUSTRALIA – Ennesimo suicidio per bullismo omofobico, ma i conservatori…
Aveva 13 anni Tyrone Unsworth, il ragazzino che martedì scorso ha deciso di togliersi la vita dopo un’escalation di bullismo a scuola di cui era stato vittima negli ultimi anni. ”È sempre stato molto vicino al suo lato femminile, e per questo tutti i suoi compagni di classe lo hanno sempre preso di mira fin dalla fine delle elementari”, ha dichiarato la madre Amanda al Courier Mail, distrutta dalla perdita. Venerdì mattina, insieme al marito, ha deciso di postare su Facebook un selfie con la copertina di giornale dedicata al figlio: “Diciamo NO al bullismo,-ha scritto- lotteremo per salvare tutte le altre potenziali vittime là fuori”.
Il caso ha riaccesso la polemica sul bullismo omofobico e sugli osteggiati interventi di prevenzione. In prima linea c’è Safe Schools Coalition, responsabile del programma Safe Schools (in italiano “scuole sicure”), il cui obiettivo è la prevenzione del bullismo e la protezione delle vittime: il progetto è, infatti, aspramente criticato e non voluto da diverse forze conservatrici del paese, che lo tacciano di ”propaganda gender” nelle scuole. Per Micah Scott, CEO di Minus18, organizzazione dedicata alle persone LGBTI minorenni australiane, il caso di Tyrone non è isolato tanto che la nostra organizzazione è tempestata di richieste di aiuto.

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