Politica&diritti

Programma di governo: quale futuro per la gay community?

Continuano i preparativi per chiudere definitivamente la partita sul governo. In molti e molte si chiedono quale sarà l’orizzonte politico dell’Italia da qui ai mesi a venire. Tante sono le preoccupazioni, dall’impatto sull’economia alla tenuta democratica del nostro Paese. Leggendo il contratto siglato da M5S e Lega, non fanno ben sperare proposte sugli “asili nido gratis alle famiglie italiane”, in barba all’articolo 3 della nostra Costituzione. Per non parlare delle minacce al presidente Mattarella da parte della famiglia Di Battista. Sintomi evidenti di assoluta mancanza di una cultura delle istituzioni. C’è da chiedersi: come cambierà la qualità della vita delle persone Lgbt? E se il buongiorno si vede dal mattino, non sembra peregrino pensare che “la notte è lunga e piena di terrori”.

Cittadini di serie A e di serie B

Giuseppe Conte, il presidente del Consiglio designato da Lega e M5S

La questione migranti, innanzi tutto. Se è vero che questo punto non ci tocca direttamente, è vero tuttavia che passa un principio: ci sono cittadini di serie A e cittadini di serie B. Stavolta è toccato a chi ha la pelle scura o gli occhi a mandorla. Il “prima gli italiani” di Salvini ha fatto scuola e il M5S ha imparato bene la lezione (non che la cosa sorprenda, dopo il comportamento di questo partito sullo ius soli). Cosa porta certi elettori Lgbt del M5S a credere che un domani non toccherà discriminare qualcuno non solo per caratteristiche somatiche o di provenienza geografica, ma anche per orientamento sessuale o identità di genere è un mistero. Ma c’è dell’altro.

Un programma razzista

Al di là dell’impianto “culturale” del programma di governo, altrove definito di stampo razzista, ci sono problemi pratici che rischiano di coinvolgere le persone Lgbt che provengono dall’estero. Ecco il punto più controverso: «La valutazione dell’ammissibilità delle domande di protezione internazionale deve avvenire nei Paesi di origine o di transito, col supporto delle Agenzie europee, in strutture che garantiscano la piena tutela dei diritti umani» (pag. 27). Lo immaginiamo tutti un ragazzo nigeriano che nel suo villaggio, dove magari vige la sharìa, va a chiedere lo status di rifugiato perché omosessuale. E immaginiamo tutti – tranne Lega e M5S – quanto questo possa essere pericoloso o, più semplicemente, utopistico. E questo è solo un esempio.

La famiglia? Rigidamente eterosessuale e patriarcale

Matteo Salvini

Sulle politiche familiari, poi, non poche sono le ombre: a pag. 33 leggiamo, infatti, che «occorre introdurre politiche efficaci […] per consentire alle donne di conciliare i tempi della famiglia con quelli del lavoro». Una visione della donna decisamente patriarcale, che non prevede la figura paterna nell’esercizio dei doveri e nell’accesso all’affettività all’interno del nucleo familiare. È la donna che deve occuparsi della casa, sembra suggerire quel documento, e per alleggerire il carico si prevedono politiche mirate. Poi, però, il problema è l’islam. La questione della genitorialità, poi, è declinata in chiave puramente “eterocentrica”. «È necessario riorganizzare e semplificare il sistema delle adozioni nazionali e internazionali» si legge a pag. 24, ma non si aggiunge null’altro. Così come nulla viene detto sul matrimonio egualitario (figurarsi!), sulle famiglie arcobaleno e sui loro problemi. Assenze che fanno molto rumore.

Una scuola senza educazione alle differenze

Nel capitolo scuola (da pag. 41), ancora, non si fa nessuna menzione all’educazione alle differenze. E considerate le idee di Salvini sull’omosessualità – di stampo chiaramente omofobico – la situazione diviene esplosiva. Il leader leghista, per capirci, è quello che tuonava contro Elsa di Frozen: «Non deve diventare lesbica». Eppure è dalla quotidianizzazione delle diversità che si deve partire per renderle parte di un tessuto di relazioni. Il M5S ha posto la sua firma su tutti questi vuoti. Vuoti che, se pensiamo al fatto che il pasionario delle ruspe crede alla bufala del “gender”, rischiano di aprire varchi all’avanzata del neofondamentalismo religioso proprio nelle nostre aule. A tutto ciò, infine, fa da cornice la totale assenza di una legge contro l’omo-transfobia.

Lotta al bullismo a suon di manganello

Luigi Di Maio

Fa riflettere, infine, che il contrasto al bullismo non sia incluso all’interno del programma sulla scuola, ma diventi questione securitaria. Si allude, molto genericamente, all’individuazione di «strumenti di ausilio per il superamento del problema, soprattutto negli ambienti scolastici» (pag. 44), ma non si spiega come. In compenso, si scrive nero su bianco che si prevedono «misure repressive per chi commette il reato e premianti per chi lo denuncia». Si prevedono ancora «sanzioni amministrative nei regolamenti scolastici» e premi «per gli studenti che denunciano episodi di bullismo» oltre a «videocamere nelle scuole». Nessuno strumento culturale – vedi “educazione alle differenze”, appunto – ma solo manganello e delazione.

Misure di cosmesi politica

Insomma, l’impronta di una (sub)cultura di estrema destra è abbastanza evidente in tutti questi punti. Un impianto che il M5S ha firmato e di cui si assume, allo stesso modo del partito di Salvini, la piena responsabilità politica. Il governo lega-stellato si preannuncia pericoloso, dunque, e proprio per gli aspetti fin ora analizzati. E a poco servono le misure “gay-friendly” dei sindaci a cinque stelle – dalle trascrizioni di Chiara Appendino alla proposta di legge contro l’omofobia in Emilia Romagna – se poi dalla casa madre si offre il fianco a una politica razzista, omissiva ed escludente. Atti che assomigliano a cosmesi politica. La sostanza è altra e sta tutto nel programma, pardon, nel contratto di governo.

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