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Poliamori: chi l’ha detto che il vero amore è solo a due?

Dopo il Regno Unito, la Catalogna e la Spagna, quest’anno per la prima volta si terrà anche in Italia, tra il 24 e il 26 Giugno 2016, l’Opencon ovvero la non-conferenza sul poliamore e le non-monogamie etiche, aperta a tutti coloro che ritengono che le relazioni felici ed etiche non debbano essere necessariamente monogame. All’Opencon si parlerà di amore, relazioni, etica e sessualità, mettendosi in gioco personalmente attraverso workshop e seminari attraverso la creazione di spazi di conoscenza ed esperienza.

Ma cos’è il poliamore? Il termine è un neologismo degli anni ’90 e rappresenta una filosofia di vita e di famiglia che ammette più relazioni intime contemporaneamente ed in modo diverso, non-mogamico, in cui vige il pieno consenso dei partner coinvolti permettendosi un’apertura ad altre relazioni senza porsi il vincolo dell’esclusività tipica della monogamia. Quindi, se tutti i partner sono consenzienti e sono al corrente della situazione relazionale di ognuno, se ci sono onestà, rispetto e senso di responsabilità per i bisogni e i sentimenti propri e degli altri partner e si è legati sentimentalmente e/o sessualmente allora è appropriato parlare di relazione poliamorosa. Dunque, la confusione e talvolta il pregiudizio che avvolge questa nuova modalità di relazione nascono da ciò che comporta il tentativo di rompere una “normatività” di coppia bimodale.

In Italia se ne sente ancora poco parlare, seppure il concetto è stato introdotto attraverso “La zoccola etica”, un libro-guida scritto da due psicologhe statunitensi Dossie Easton e Janet Hardy in cui si cerca di far comprendere come amore e libertà non debbano essere forzatamente esperienze dicotomiche e opposte, ma dimensioni che possano viaggiare in modo parallelo. Per mettere in pratica tale principio occorre che la consensualità e la piena consapevolezza di tutte le persone coinvolte sia massima. Tale rispetto nei confronti di tutti i partner coinvolti nella relazione permetterebbe, dunque, di andare oltre i sotterfugi e le gelosie e costituire l’intimità tipica delle relazioni autentiche.

Ma in quali stereotipi si può cadere quando si parla di Poliamore?

Il primo stereotipo sul poliamore è legato ad alcuni termini. In inglese il termine “-armory” che in italiano viene tradotto con “amore” è sicuramente qualcosa di diverso rispetto alla parola “love” facendo eco al pregiudizio sociale che un rapporto per potersi considerare profondo, coinvolgente e totalizzante deve basarsi su un’esclusività duale, mentre se lasciasse una porta aperta ad altre relazioni allora non si tratterebbe di “vero amore”, ma al massimo di un’amicizia con benefici aggiunti.

Inoltre, si potrebbe pensare al poliamore come fuga dal costruire una relazione completa, stabile o “normale”, in cui l’impegno o le responsabilità vengano meno. Uscendo da una relazione monogama “normativa” è lecito notare come non esistano soluzioni migliori, ma che ciascuno, soggettivamente possa vivere l’esperienza erotico-sessuale, dunque anche quella relazionale affettiva, secondo il proprio sistema di valori e secondo le proprie caratteristiche, purché questi venga rispettato.

Altro tema caldo delle relazioni poliamorose è quello della gestione delle possibili gelosie tra i partner che potrebbero rimandare a sentimenti di insicurezza propria. Ciò che accade, in realtà, è lo sviluppo di un forte senso di condivisione, fondato sulla consapevolezza che ogni partner ha delle caratteristiche diverse dagli altri partner e che ciò che va gestito in modo attento è il tempo che si dedica a ciascun partner, in modo soddisfacente per tutti. Ma ciò prevede una capacità di negoziazione elevata, come deve esserlo la comunicazione.

Un rischio, in ultimo, deriva da eventuali discriminazioni relativamente all’esperienza genitoriale di alcune famiglie poliamorose. In merito esiste un solo studio scientifico “Understanding Non-Monogamies (Routledge Research in Gender and Society)” (Barker e Langdridge, 2010) in cui si evidenzia come la comunicazione onesta e sincera dei poliamorose si rifletta positivamente in termini di vicinanza emotiva ai figli, favorendo l’interiorizzazione di modelli positivi, ma tra gli svantaggi vi è il rischio di esporre i minori allo stigma sociale e alla maggiore frequenza con cui adulti importanti per loro si possano distaccare dalla relazione.

“Porto questa etichetta di “poliamorosa” come un distintivo, come qualcosa di fondamentale a ciò che io sono come persona – e lo è, nel senso che è inscindibile da me. Ma il focus è del tutto errato. Non si tratta di amore romantico. Non si tratta di fisicità. Non si tratta, alla fine, affatto di poliamore. Si tratta di rapporti umani in qualsiasi forma vogliano prendere.” – Jasna Todorovic

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