Politica&diritti

Quasi la metà dei piemontesi non vuole vicini di casa gay

Ricordate il caso della coppia gay vessata e discriminata da un intero condominio? È successo a Torino e su quei fatti ora c’è un processo in corso. Ma se pensate che sia un caso isolato perché Torino e il Piemonte in generale sono da sempre realtà attente e all’avanguardia sui temi dei diritti, vi sbagliate.
Uno studio condotto dall’Ires Piemonte rivela che nell’ultimo anno il tasso di persone che non vorrebbero gay o lesbiche come vicini di casa è addirittura raddoppiato. In pratica, la società è spaccata a metà con un 47% di piemontesi contrari a vicini omosessuali contro il 53% favorevole. Le percentuali cambiano di poco se parliamo de capoluogo. A Torino città, infatti, la percentuale dei contrari scende al 44%.

(Foto: La Stampa)

Il dato preoccupante è che nell’ultimo anno le cifre di segno negativo sono raddoppiante: il fattore 100 del 2014, scrive La Stampa, è diventato 200 nel 2016. Le cose peggiorano se si tiene in considerazione l’età. È tra i cittadini di età compresa tra i 18 e i 24 anni, infatti, che la percentuale di chi non avrebbe problemi ad avere una coppia gay come vicina di casa scende al 36%. Incredibilmente, la percentuale migliora man mano che si sale d’età per arrivare al 53,6% tra i 35 e i 44 anni, al 55% tra i 45 e i 54 e al 54% tra i 55 e i 65. Paradossale, si può pensare, proprio in un momento in cui l’Italia si appresta ad avere una legge che, sebbene timidamente, riconosce per la prima volta le coppie gay. Cos’è successo? Probabilmente la riposta sta in un altro dato, quello che riguarda l’intolleranza verso i cittadini di fede islamica, passata dai 100 del 2014 ai 174 del 2016.

Cos’hanno in comune gli islamici e le coppie (o le persone) omosessuali? Difficile dirlo con certezza, ma altrettanto difficile non pensare che entrambe le categorie, nell’ultimo anno, sono state al centro di un dibattito pubblico estremamente polarizzato e dominato da posizioni etremiste. Un dibattito, politico e mediatico, in cui hanno trovato piena legittimazione posizioni omofobe e razziste sbadierate dal piccolo schermo e dalle pagine dei giornali dietro il paravento del confronto, della libertà di espressione e di una forma di par condicio acriticamente applicata. Posizioni, infine, a cui difficilmente si sono visti contrapporre interventi strutturati nelle scuole e questo vale a maggior ragione per le coppie e le persone omosessuali. Contro gli interventi volti ad educare i più giovani alle differenze, infatti, si è scatentata una ferocissima campagna delle organizzazioni che si oppongono a quella che hanno definito “idelogia gender”. Una campagna che le istituzioni scolastiche difficilmente sono riuscite a contenere.

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