Il caso del piccolo Joan, il bambino figlio di due mamme perugine bloccato in Spagna perché il capoluogo umbro si rifiuta di trascrivere l’atto di nascita per “motivi di ordine pubblico”, finisce in parlamento. In un’interrogazione al ministro Minniti, infatti, i senatori dem Sergio Lo Giudice, Monica Cirinnà, Valeria Cardinali e Nadia Ginetti elencano tutta la giurisprudenza che riguarda casi come questo, comprese la decisione della Corte di Cassazione dello scorso settembre e quella della Corte d’Appello di Trento di febbraio.
Come ricorda il testo dell’interrogazione, i giudici stabilirono anche che “non si può ricorrere alla nozione di ordine pubblico per giustificare discriminazioni nei confronti [del minore] a causa della scelta di coloro che lo hanno messo al mondo mediante una pratica di procreazione assistita non consentita in Italia […] Vi sarebbe altrimenti una violazione del principio di uguaglianza, intesa come pari dignità sociale di tutti i cittadini e come divieto di differenziazioni legislative basate su condizioni personali e sociali”.
“Abbiamo quindi deciso di rivolgerci al Ministro dell’interno Minniti – spiegano i senatori – con una interrogazione parlamentare, in cui chiediamo al Viminale di emettere una circolare che garantisca l’omogeneità di trattamento per tutte le famiglie omogenitoriali sul territorio italiano”.
Ed è quello che è successo in Umbria con il piccolo Joan, che ha sei mesi e che al momento si vede negata non solo la possibilità di entrare in Italia con le sue mamme, ma anche un’identità agli occhi dello Stato italiano.
Nell’interrogazione presentata in queste ore a Minniti, i senatori del Pd chiedono al ministro se “intenda dare indicazione ai Comuni nel senso dell’attuazione degli orientamenti di giurisprudenza, anche di Cassazione, richiamati così evitando che i singoli siano costretti a far valere i propri diritti in sede giurisdizionale con notevoli costi in termini di tempi e spese”.
“Un invito al governo, sostanzialmente, a sposare la decisioni delle Corti – chiarisce Angelo Schillaci, ricercatore di Diritto Pubblico comparato all’Università La Sapienza di Roma – in modo che tutte le richieste di questo tipo non debbano più passare dall’esame di un tribunale, con i conseguenti costi in termini di tempo ed economici, ma possano essere accettate direttamente dagli ufficiali di stato civile dei comuni”.
Se Minniti dovesse rispondere positivamente alla richiesta dei senatori del suo partito, ci troveremmo davanti ad un caso esattamente opposto a quello della famigerata circolare di Alfano che imponeva ai sindaci di cancellare le trascrizioni dei matrimonio egualitari celebrati all’estero. Circolare, com’è noto, ampiamente sconfessata da diverse sentenze di altrettanti Tar e, perfino, dal Consiglio di Stato.
Tutto questo accade mentre mancano meno di 48 ore all’inizio del Perugia Pride che, come di consueto, si svolgerà nell’arco di tre giorni a partire dalla sera del 23 giugno. “Dopo i recenti fatti di cronaca che hanno riguardato la storia del piccolo Joan – spiega il presidente di Omphalos LGBT, Stefano Bucaioni – abbiamo deciso di dedicare questa quinta edizione del Perugia Pride Village proprio al piccolo bimbo con due mamme a cui il Comune di Perugia ha negato documenti e identità. Speravamo di non dover più assistere a simili episodi di discriminazione nella nostra regione, e invece eccoci qui, nel 2017, a dover lottare per il diritto all’esistenza del piccolo Joan”.
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