Omofobia di Stato: i preoccupanti numeri dell’ultimo report di Ilga World

Sono 72 gli stati in cui il sesso tra uomini o tra donne è ancora criminalizzato. In 45 di questi la legge è applicata anche alle donne e sempre in 45 paesi si hanno notizie di arresti fatti in base a queste norme.
In otto stati membri dell’Onu esiste la pena di morte per gli omosessuali. Di questi, in quattro (Iran, Arabia Saudita, Yemen e Sudan) la legge è applicata in tutto il territorio, mentre in Somalia e in Nigeria solo in alcune aree. Nei territori dell’Iraq e della Siria attualmente sotto il controllo dell’Isis, la pena di morte viene applicata anche con il supporto di soggetti che non fanno parte delle autorità.

In altri cinque stati (Pakistan, Afghanistan, Emirati Arabi, Qatar e Mauritania, sebbene la legge preveda la pena di morte, non si hanno notizie di applicazione.
Sono poi 22 gli stati in cui le leggi puniscono l’espressione delle persone omosessuali e trans per ragioni di “moralità”, mentre in 25 paesi esistono divieti ufficiali alla formazione e alla registrazione di associazioni che si occupino di orientamento sessuale e/o identità di genere.

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Gli stati in cui va meglio

Di contro, in 124 stati (122 dei quali sono membri dell’Onu) i rapporti tra persone dello stesso sesso adulte sono legali. In 108 paesi ci sono leggi egualitarie sull’età del consenso (mentre in 16, no). In ambito Onu, 72 stati hanno leggi che tutelano le persone omosessuali dalle discriminazioni sul posto di lavoro. Ancora, 9 stati nel mondo prevedono la tutela contro le discriminazioni per le persone omosessuali nella loro Costituzione, mentre 43 hanno approvato leggi che combattono i crimini di odio. Il matrimonio egualitario è legale in 23 stati, mentre in 28 esistono varie forme di unione civile. Infine, sono 26 gli stati in cui sono state approvate leggi sulle adozioni e 27 membri dell’Onu consentono l’adozione del figlio del partner.

Diminuisce la criminalizzazione, ma le persecuzioni restano

Sono i numeri “State Sponsored Homophobia”, l’annuale report di Ilga sul livello di omofobia di Stato nel mondo, giunto alla sua dodicesima edizione.
Diffuso in vista della giornata mondiale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia, che si celebra il 17 maggio, il report dipinge un quadro preciso dello stato dell’arte della condizione delle persone LGBT nel mondo.
“Sebbene le leggi che criminalizzano l’omosessualità siano in diminuzione (il Belize e le Seychelles l’hanno abolita nel 2016), le persecuzioni e la stigmatizzazione persistono in molti stati – spiega Aengus Carroll che ha collaborato alla stesura del report -. Di contro, gli interventi legislativi per proteggerci dalla discriminazione e dalla violenza sono sensibilmente aumentati negli ultimi anni. Ma anche se le leggi che riconoscono le nostre relazioni e le famiglie siano aumentate anch’esse, meno del 25 per cento degli stati di tutto il Mondo ci riconosce e ci tutela”.

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Una strada ancora lunga

La piena uguaglianza per le persone LGBT, insomma, è ancora lontana dall’essere raggiunta e l’omofobia rimane un problema per le vite delle persone in molte parti del mondo. Lo evidenziano le mappe che Ilga ha realizzato con i dati raccolti nell’ultimo anno. Il colpo d’occhio evidenzia la mancanza di protezione e tutele per le persone omosessuali, bisessuali e trans nella maggior parte del globo terrestre.
L’edizione di quest’anno del report include un report sulle ONG che si occupano di orientamento sessuale e identità di genere la cui creazione e le cui attività sono impedite in ben 25 paesi.
“Con l’aumento dell’uso dei dispositivi digitali, l’istituzione di queste leggi appare ancora più sinistro – commenta Renato Sabbadini, direttore esecutivo di Ilga -. L’attuale situazione della Cecenia ci offre il più recente e terribile esempio di questo tipo di abusi”.

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