Arrivano le motivazioni della sentenza sulla coppia gay perseguitata in un condominio a Torino

Sono finalmente state rese note le motivazioni della sentenza di condanna per stalking che il tribunale di Torino ha inflitto, nel maggio scorso, a un 64enne residente nello stesso condominio (una palazzina in via Paravia a Torino) di una giovane coppia gay costretta, a seguito delle persecuzioni subite, a trasferirsi altrove nonostante avessero comprato l’appartamento.
La Corte presieduta dalla Giudice Alessandra Cecchelli aveva inflitto all’uomo una condanna di un anno di reclusione ed una provvisionale di 5mila euro.

Nella motivazione la Corte ricostruisce un’escalation di torture psicologiche – e in alcuni casi fisiche – che porteranno ad uno stato di profonda depressione nei giovani uomini costretti a ricorrere a cure psicologiche, e che infine porteranno anche alla crisi della relazione. Il giudice nella sentenza parla di uno stato di vera e propria «prostrazione psicologica» per quella sequela di insulti, minacce ed aggressioni subiti fra il 2013 e il 2014.
«Scendi giù f… di m….che ti spacco la faccia». «Non sapete chi vi state mettendo contro».
Non è solo l’imputato (che in sede processuale ha sempre negato quasi tutto) a proferirli, ma persino moglie e figlia. «Bisogna bloccarli quei due r… per le scale e massacrarli di botte». E ancora: «Sti due f…ne devono andare via con le buone o con le cattive».
Questi atteggiamenti, secondo la Giudice,  costringono la coppia a vivere «con ansia e paura» e obbligano i due ragazzi a «proteggere la casa con un’inferriata e una telecamera davanti alla porta». Ma nonostante ciò gli atti di vandalismo proseguono: gomme tagliate, pipì sulla vettura, immondizia nel pianerottolo e nella buca delle lettere ed anche scritte in ascensore: «Gay di m… dovete morire». Un pomeriggio addirittura uno dei due viene picchiato per strada dal gruppo di amici della figlia del condannato.

In tutta questa vicenda infine, la cosa più triste, rilevata anche dalla sentenza, è che nessuno degli altri condomini sia mai intervenuto in difesa di questi giovani e anzi, col proprio silenzio, abbia in qualche modo avallato quei comportamenti omofobi che gravi danni hanno inflitto a due ragazzi colpevoli soli di amarsi e di volerlo fare alla luce del sole, come è giusto che sia.

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