Rainbow

“Noi che siamo sempre arrivati prima degli altri, continuiamo a lottare”

Pubblichiamo di seguito, in versione integrale, il discorso pronunciato ieri dal palco finale del Roma Pride da Alessia a nome di Famiglie Arcobaleno. Buona lettura.

Oggi non voglio parlare della legge sulle unioni civili.
Sono mesi che non parliamo d’altro e la posizione di Famiglie Arcobaleno è chiarissima: noi chiediamo pari diritti e pari opportunità per tutte e tutti.
Matrimonio egualitario, adozione per coppie e single a prescindere dall’identità di genere e dall’orientamento sessuale, riconoscimento dei figli alla nascita, e adozione piena per quelli già nati anche per le coppie separate, accesso alle tecniche di procreazione assistita per tutte e tutti.
E subito una legge contro l’omo-trans-lesbo-bi-fobia.

Ma oggi non voglio parlare di leggi bensì di PAROLE, perché come diceva Nanni Moretti, le parole sono importanti e secondo me cambiano il mondo.

Qualche giorno fa uno storico attivista gay quando ha capito che non sono stata io a partorire mio figlio mi ha definito co-madre e ha aggiunto che – mi piaccia o meno – il donatore di seme è il padre di mio figlio. E ovviamente le donne che portano avanti una Gestazione Per Altre o Altri sono le madri di quei bambini.
Io non la penso così.

Per me sei padre e madre quando ti alzi di notte perché tuo figlio ha avuto un incubo. Poi ti alzi di nuovo perché ha sete, poi ancora perché deve fare la pipì, e quando ti sei quasi riaddormentata devi correre da lui perché è sicuro che dietro la tenda ci sia un mostro, o che l’ombra dell’attaccapanni sia in realtà una piovra gigante che lo vuole catturare.
Sei padre e madre quando sul frigorifero attacchi i disegni più brutti mai visti prima.
Sei madre e padre quando tua figlia inizia a camminare e quei passetti sono molto più emozionanti del primo passo sulla luna.
Sei padre e sei madre quando tuo figlio va alla sua prima festa di sera e tu fissi alternativamente la porta e il cellulare, il cellulare e la porta, finché non rientra a casa e lo sai al sicuro nel suo letto.
Sei madre e padre quando accetti le tue figlie e i tuoi figli per ciò che realmente sono e non per come li vorresti tu.

Padre e madre sono medaglie che conquisti sul campo per ogni cucchiaiata di pappa sputata sulla camicia, per ogni torta di fango e erba che ti viene servita, per ogni pannolino radioattivo che cambi sulla Salerno-Reggio Calabria il 15 agosto, per ogni porta sbattuta da un’adolescente incazzata, e non una lotteria genetica dove basta avere lo stesso codice per sentirsi un vincitore.
Perché se una donna subisce violenza e resta incinta, io non chiamerò MAI il suo stupratore il PADRE.

Io sto insegnando a mio figlio a non avere paura di nulla, soprattutto delle parole, di chi gli dirà che la sua famiglia è contro natura, che le sue madri sono due lesbiche egoiste e viziate che lo hanno privato di un padre, che il pride – al quale partecipa da quando era ancora nella pancia di mammaChiara – è un’oscena carnevalata.

Io questa carnevalata la rivendico con orgoglio!

E rivendico il mio orgoglio di essere donna, lesbica e madre!
E difendo il diritto di tutte le donne a NON essere madri se non lo desiderano, a portare avanti una gravidanza per un’altra donna o per un altro uomo se lo decidono, a lasciare i loro partner se non li amano più e ad essere RISPETTATE per ognuna di queste scelte.
Donna non è equivalente di Madre e le donne non sono proprietà di NESSUNO.

Gay e lesbica non sono sinonimo di sterilità.
Omosessuale non è sinonimo di perversione.
Bisessuale non vuol dire confuso.
Poliamore non significa tradimento.
Lesbica non è una donna che odia gli uomini.
Trans non vuol dire prostituta.
Donatore non vuol dire padre.
Portatrice non vuol dire madre.
E genitore non biologico vuol dire semplicemente genitore.

Le parole sono importanti tanto quanto le leggi. E la lingua come la società e la famiglia si evolve: si può e si deve modificare.
Ma dobbiamo essere noi a cambiarla, noi che siamo sempre arrivati prima degli altri.
Chi non si accontenta lotta e noi non smetteremo mai di lottare.

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