Quando a letto le cose non vanno: cos’è l’ansia da prestazione

L’ansia è un meccanismo naturale attraverso cui il corpo si prepara a fronteggiare alcune situazioni particolari oppure a raggiungere determinati obiettivi. È dunque un “buon motivatore” per raccogliere la giusta energia e concentrazione; ma talvolta capita che l’incapacità di gestire la situazione faccia ingigantire l’ansia e la trasformi in un nemico che nega la possibilità di adempiere ai propri compiti o di vivere gli eventi in maniera naturale.

ansia_prestazione1Questo meccanismo è presente su molti aspetti della vita quotidiana, incluso il contesto erotico-sessuale tanto che si parla di ansia da prestazione sessuale. Viene definita “ansia anticipatoria di un rapporto” e pone l’individuo in una condizione di stress e di disagio e che può dare origine anche ad alcune disfunzioni sessuali.

L’ansia da prestazione sessuale riguarda sia l’uomo sia la donna, quando vi è il timore di deludere l’altro durante l’incontro sessuale, quando non ci si sente all’altezza, quando tutto “deve essere perfetto”. L’esperienza sessuale, a quel punto, perderà di alcuni elementi essenziali quali naturalezza, piacevolezza e serenità con il conseguente disagio che può essere avvertito e alcune conseguenze tipiche quali il calo del desiderio, la difficoltà di raggiungere l’erezione o la penetrazione per l’uomo, la difficoltà nel raggiungere il piacere orgasmico. La sessualità verrà vissuta così in modo innaturale e carico di paure che col tempo potrebbero compromettere non solo il rapporto di coppia, ma anche la percezione del/della proprio partner. Nell’uomo l’ansia da prestazione può causare disfunzione erettile, eiaculazione precoce, inibizione dell’orgasmo o calo del desiderio sessuale. Nella donna, invece, può dare origine ad anorgasmia, vaginismo o dispareunia, disturbi del desiderio e dell’eccitazione.

Ma quali sono i fattori che generano l’ansia da prestazione sessuale?

ansia_prestazione2In prima battuta sono da evidenziare alcuni aspetti socio-culturali. La società, infatti, propone (o impone?) di “essere all’altezza”, innalzando aspettative sociali e parametri prestazionali che hanno poco a che fare con la naturale espressione sessuale, di origine più emotiva ed istintiva. In secondo luogo, l’ansia da prestazione sessuale può essere favorita da fattori più personali, quali l’eccessiva ricerca di approvazione da parte degli altri, bassi livelli della propria autostima o la tendenza a voler controllare ogni cosa, anche il rapporto sessuale. Un altro elemento, però, che ha contribuito molto a generare questo tipo di ansia prestazionale è il porno. I “performers” si sostituiscono agli attori e attraverso un lavoro attento di montaggio e post-produzione sui video, l’esperienza erotico-sessuale viene ridotta ad alcuni stereotipi e falsi miti sulla sessualità quali la durata, la dimensione, la virilità e forza dell’uomo.

L’effetto “Spettatore”

Tutto questo può generare quello che è stato definito “Spectatoring” da Masters e Johnson (1966), ovvero un modo di porsi di alcune persone nei confronti della sessualità “da spettatore”. Queste persone, per lo più ansiose, infatti, rimarrebbero spesso “al di fuori” della relazione sessuale, con l’obiettivo di mantenere uno stretto controllo sulle proprie emozioni ed osservando le proprie reazioni sessuali. ansia-da-prestazione-1Rappresenterebbe, dunque, la tendenza ad osservare e valutare costantemente, con gli occhi di un giudice, il proprio modo di vivere l’esperienza erotica-sessuale, rischiando di renderla distruttiva e perdere il piacere orgasmico.

Accertato che l’individuo o la coppia viva un disagio nell’esperienza intima e sessuale derivato dall’ansia da prestazione è importante inquadrare inizialmente le difficoltà vissute, i lati emotivi e i comportamenti sessuali, attraverso un lavoro di valutazione integrato tra medicina, endocrinologia e sessuologia al fine di identificare le origini fisiche o psicologiche delle eventuali disfunzioni sessuali. In un secondo momento, il trattamento terapeutico è volto alla riduzione dell’ansia e alla risoluzione del sintomo sessuale. Come suggerisce Kaplan (1976) per un’attività sessuale soddisfacente e volta al piacere orgasmico completo è importante che l’individuo sia in grado di sospendere tutti i pensieri che lo distraggono e di perdersi nell’esperienza erotica, senza la paura di essere giudicato, dall’altro o più semplicemente, da se stesso.

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