“È con profonda considerazione e molto dispiacere che dobbiamo cancellare lo show Raleigh in North Carolina previsto per il 20 aprile prossimo. Questo turberà coloro che hano già acquistato i biglietti e potete stare certi che siamo ugualmente frustrati dalla situazione”. Così inizia il comunicato stampa con cui i Pearl Jam annunciano dal loro sito e dalla loro pagina Facebook che il concerto previsto per domani non ci sarà . Le ragioni? Come altri artisti prima di loro, la band non dìsi esibirà in protesta con la legge contro le persone lgbt recentemente approvata.
“La legge HB2 che è stata da poco approvata – continua la nota – è una legislazione spregevole che incoraggia la discriminazione contro un intero gruppo di cittadini americani. Le implicazioni pratiche sono ampe e l’impatto negativo su diritti umani basilari è profondo. Vogliamo che l’America sia un posto in cui nessuno possa essere cacciato da un’azienda per via di chi ama o licenziato dal proprio lavoro per chi è. È per questa ragione che dobbiamo prendere posizione contro il pregiudizio, insieme ad altri artisti e aziende, e unirci a chi in North Carolina sta lavorando per opporsi alla HB2 e porre rimedio a ciò che è inaccettabile. Abbiamo preso contatti con i gruppi locali e li finanzieremo per facilitare ogni progresso su questa questione. Nel frattempo, guarderemo con speranza al momento in cui potremo tornare. Forse per festeggiare. Con immensa gratitudine per la vostra comprensione – Pearl Jam”.
L’azione della band è solo l’ultima di una lunga serie di eclatanti gesti di protesta intrapresi in queste settimane da artisti di fama internazionale e da aziende, anche multinazionali, in difesa delle persone lgbt e contro le leggi non solo del North Carolina, ma anche del Tennessee e del Mississippi.
Ricordiamo, tra tutti, il concerto annullato da Bruce Springsteen, quello di Bryan Adams, quello di Ringo Starr e il corto che Sharon Stone ha deciso di andare a girare altrove.