Politica&diritti

Le guide di Gay Lex: il reato di estorsione

Pochi giorni fa su Gaypost.it la notizia della tentata estorsione ai danni di Tommaso Zorzi da parte di un coetaneo (poi arrestato) che ha tentato di avere un’ingente somma di denaro minacciando la diffusione di alcuni sms e foto a sfondo sessuale.

Ma in cosa consiste dunque il reato di estorsione?

Il reato di estorsione è disciplinato dall’articolo 629 del codice penale, che recita testualmente:

Chiunque, mediante violenza o minaccia, costringendo taluno a fare o ad omettere qualche cosa, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno, è punito con la reclusione da cinque a dieci anni e con la multa da euro 1.000 a euro 4.000.
La pena è della reclusione da sei a venti anni e della multa da da euro 5.000 a euro 15.00, se concorre qualcuna delle circostanze indicate nell’ultimo capoverso dell’articolo precedente.

La violenza o la minaccia devono essere dirette a indurre la vittima a compiere un atto di disposizione patrimoniale, restando indifferenti le modalità con le quali queste condotte si realizzano. Il profitto non ha rilevanza esclusivamente economica o patrimoniale, ma si può trattare di un diverso vantaggio, a differenza del danno che deve essere esclusivamente di natura patrimoniale.

Si estorce non con una qualunque forma di generica pressione sulla vittima, oppure semplicemente proponendole richieste esose o ingiustificate. Ci vuole un comportamento violento che mette la vittima in condizione di dovere accettare le richieste estorsive (per non subire un male maggiore, cioè quello del quale è stata minacciata).
Perché si abbia minaccia basta che il male minacciato, con fatti o anche con parole, in modo palese o in modo tacito, sia in grado di provocare in condizioni normali un turbamento, un’alterazione negativa della libertà psichica e morale della vittima, senza che ci sia bisogno che davvero, concretamente questo effetto si verifichi.

Il potere di autodeterminazione della vittima non viene interamente annullato, ma è limitato in maniera considerevole, il soggetto passivo si trova nell’alternativa di fare conseguire all’autore del reato il vantaggio ingiusto o di subire il danno del quale è stato minacciato.

Chi estorce, lo deve fare per ottenere un profitto al quale non ha diritto, e, facendo questo, deve arrecare allo stesso tempo un danno a qualcun altro.

Il reato di estorsione può essere commesso da chiunque. Se lo si commette in più persone insieme, la pena è maggiore (perché maggiore viene ritenuta la gravità del fatto). Se viene commesso da un pubblico ufficiale, si ha il diverso reato di Concussione.

Il reato di estorsione è procedibile d’ufficio, quindi anche senza che vi sia una denuncia da parte della vittima: è sufficiente che la magistratura venga a conoscenza dell’evento estensivo. La vittima di estorsione può richiedere il risarcimento dei danni costituendosi parte civile nel processo penale contro gli autori del reato.

Un tipico esempio di estorsione, molto radicato nel territorio italiano (un tempo solo del sud italia, ma adesso anche al nord) è quello operato dalle cosche mafiose o dalla criminalità nei confronti dei commercianti.
E’ stato infatti istituito il Fondo di Solidarietà accessibile da operatori economici, commercianti, artigiani, liberi professionisti vittime di estorsione, che possono beneficiare del rimborso relativo ai danni a beni mobili o immobili, mancato guadagno e lesioni personali, qualora abbiano i presupposti previsti dalla legge.

In tema di estorsione o tentata estorsione legate a richieste di denaro per non diffondere foto compromettenti (come nel caso citato all’inizio) in questi anni molto hanno fatto discuter – non solo nelle cronache ma anche nei tribunali – le vicende del noto “fotografo dei vip” Fabrizio Corona.

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