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La Camera approva la mozione del Pd sulla gestazione per altri

Cambiato il calendario odierno in fretta e furia, la Camera dei Deputati ha approvato la mozione del Pd sulla gestazione per altri in cui si chiede al governo di “avviare un confronto sulla base della risoluzione votata dal Parlamento Europeo (…) sulla Relazione annuale sui diritti umani e la democrazia nel mondo del 2014; ad attivarsi  nelle forme e nelle sedi opportune per il pieno rispetto, da parte dei Paesi firmatari, delle convenzioni internazionali per la protezione dei diritti umani e del bambino e a promuovere, a livello nazionale,  e internazionale iniziative che conducano al riconoscimento del diritto dei bambini alla identità personale e alla loro tutela, indipendentemente dalla modalità con cui sono venuti al mondo“.

Infine, il testo impegna l’esecutivo “ad attivarsi per completare il recepimento della Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica“.
Le altre quattro mozioni, quelle che chiedevano che la gpa venisse dichiarata reato universale e le coppie perseguite per legge anche con la prigione, sono state bocciate. Ora la discussione sulle unioni civili, il cui inizio NCD aveva vincolato alla discussione sulla gpa, può proseguire come da calendario, a partire dal 9 maggio.
“La mozione del Pd sulla gestazione per altri approvata dalla Camera tiene conto di una pluralità di situazioni e di posizioni – ha commentato il senatore Sergio Lo Giudice, portavoce nazionale di ReteDem -. Una risposta saggia a chi vuole scatenare su questo tema una guerra ideologica”.

“Sono state respinte le improbabili richieste di considerare la GPA come reato universale – spiega il senatore PD – e si è fatta una corretta distinzione fra le odiose situazioni di sfruttamento di donne non libere, in stato di vulnerabilità sociale o di indigenza, e quei contesti in cui la legge norma relazioni fondate sulla consapevolezza e sulla libertà di tutti i soggetti coinvolti. Soprattutto, si è fatto chiarezza sul fatto che comunque la si pensi, la legge non può violare il diritto dei figli a un pieno riconoscimento della loro identità, al di là di come siano venuti al mondo. Ci auguriamo che questa discussione abbandoni finalmente i toni apocalittici da cui era partita e si apra un sereno confronto su come i vari Stati hanno affrontato e regolamentato la questione”.

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